Descrizione
Quasi non bastasse l’affondo nei/dei sentimenti e nelle ironiche contestazioni, o la dolcezza non melodica di un linguaggio più nuovo che sperimentale, c’è persino una “grafite tenera del senno” in questa vibrante silloge dell’esordio letterario di Luigia Pathos Ferro. Giunge, ma dopo, la sorprendente organizzazione in salmi, quadrati e colonne con sottofondo fonico – rollìo di ottave – e un ammicare sapiente di segni-simboli e cabale a colorare d’insolito questa decisa e “mptovata” promessa di una voce nuova, che prende spazi senza l’impaccio di chiederli. Tieniamola d’occhio, tra micropsichie e schegge di rame, c’è già qui l’imprevedibile di una mina vagante… nella pianura.
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