L’UTOPIA E IL SILENZIO di Vincenzo Leotta

(…) Una lingua poetica essenziale, senza abbellimenti o abbadoni, puntata sul cuore delle cose, una semplicità (se mi si consente l’ossimoro) aristocratica, eletta, una discorsività sommessa ma nell’ordine del sublime, l’una e l’altra costeggianti con pudore l’ignoto nel costante sottinteso che compito del poeta sia spremere dalla realtà…(dalla prefaz. di Giovanni Raboni)