DECLINAZIONI FUTURO/PASSATO di Pietro Barcellona

collezione Centovele

anno 2010

pagg.87

ISBN 978-88-6282-031-8

Da mezzo e passa secolo Pietro Barcellona si continua coerentemente a confermare punto di riferimento per intellettuali, studiosi e ricercatori non solo italiani, con le sue scritture di pensiero e da scaffale alto, rafforzando ai nostri occhi la tendenza a inquadrarne la personalità del filosofo che esercita da docente universitario. Si dirà altrove quanto, tra la resa delle speculazioni filosofiche, sia da espungere a conferma di implosioni artistiche a pendant delle algebre scientifiche e delle intuizioni del pensiero, dalle geniali pagine di tutte le sue opere. Ma si può dire subito quanti segni inequivocabili di creatività, cioè¨ di poesia, ci hanno, frattanto, rivelato gli oli delle ricerche figurative di Pietro Barcellona, in occasione delle sue mostre personali (invero rarefatte) in gallerie d’arte. é una osservazione basilare da cui partire quando ci si accingerà alla lettura delle Declinazioni futuro/passato contenute in questa silloge di poesie, che impropriamente definiremo di esordio. Impropriamente, perché Barcellona ha da sempre scritto poesia, che abbiamo continuato a leggere apprezzandone la densità sotto forma di creatività di pensiero. Si potrebbe affabilmente soggiungere che le Declinazioni di oggi sono concordanze dello stesso filosofo di sempre, e questa volta in una forma demonica che giunge complementare rispetto all’incedere aristocratico della filosofia. Il demos infatti è affabilmente presente nelle scritture di Barcellona, direttamente come protagonista, indirettamente nell’afflato di spontaneità comunicativa della modulazione espressiva: Forse gli occhi non bastano ad amare / ma se per caso bastassero una volta / resterebbero sempre aperti / anche di notte / a fissare altri occhi. Non esordio, dicevamo, ma conferma del poeta. C’è lungo il climax dei versi e dei momenti lirici di questa silloge di Barcellona, tutta la sincerità di cui la poesia non può fare a meno; c’è¨ la vita come dimostrazione di empatia completa dell’uomo con la realtà umana nella quale vive, ma anche con le cose che ubbidiscono a un loro ordine metafisico: ( Il sapore aspro del vino è¨ sempre lo stesso / le cose non ci hanno tradito. / Ogni cosa è¨ a suo posto. / La speranza nel cuore / e il muschio a tramontana; / e l’aria è fitta di raggi / come il pane del contadino / che conserva il caldo del forno. / L’erba rabbrividisce / e assedia i vecchi mattoni / col suo verde accanito. / Ogni cosa è¨ a suo posto. / Orlando coi paladini / nei carretti di sole / va e viene senza riposo, / e la ruota della fortuna / regala sogni e speranze.) Queste constatazioni divengono superflue per chi abbia letto le Prevenzioni, poste a mo’ di postfazione, che Pietro Barcellona con la umiltà che caratterizza ogni gesto degli animi più nobili, ci evidenzia, e che non esitiamo a definire poesia di presentazione e conferme. Quasi a voler ribadire con sciolta franchezza come non pretendendo patenti letterarie, né proponendosi agonismi per premi o collocazioni in pompose mappe di vati, egli sia appagato a priori nell’esibire un diritto umano a rinunciare a ogni ipocrisia, preferendo la spontaneità e la verità . Due categorie che sono essenza imprescindibile della vera poesia. (Dalla nota editoriale di Mario Grasso).

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