VOCABOLARIO SICILIANO DUE (di Mario Grasso)
pagg.312
anno 2021
La diversa impostazione, rispetto al Vocabolario siciliano (Uno) , in questa nuova densissima opera all’insegna di Vocabolario siciliano due, inizia dalle immagini. Nell’opera edita nel 1987 c’erano immagini di sculture come simboli di un mondo artigiano scomparso, mentre qui Mario Grasso attinge dalla vita avicola di specie estinte o in estinzione, per causa dei veleni o del disordine ecologico, accanto a immagini di creature marine (delfino, orca) minacciate da plastiche e dai veleni scaricati in mare. Nella brevissima seconda parte di questo Vocabolario il Poeta, per alcune pagine fa a meno dei versi, ma non della più bella poesia, per insistere su alcuni concetti di ecologia, estesi figuralmente alla vita sociale, ai migranti, alla politica, persino ai parlamentari, quando: Dormunu bbiati e quannu s’arrusbigghiunu finisci a sputazzat). Continuità dell’impegno, tra pseudo apologhi, ironia corrosiva, intermezzi divertenti, dove la carica umoristica conferma l’indole del Poeta, incline al ludus che cela altri inviti a cogliere momenti grotteschi della realtà, come nei quadretti esilaranti dedicati a “Mara Sbirra dda brutta notti di Natali”. Il Vocabolario siciliano che Grasso qui recupera di parole provenienti dalle più disparate occasioni linguistiche del siciliano, brilla nella teatralità di avvincenti affabulazioni, nonché profonde riflessioni esistenziali. Poi i proverbi inseriti come di soppiatto tra i versi, e i soprannomi. Una scelta di nomignoli che rispecchiano l’uso del “pecco” nella realtà locale pregressa; alias, la cui originalità viene caratterizzata dalle prepotenti cariche di comicità insite in voci come: Spaccapirita, Culufriscu, Pilud’oru, Taddarita …
Per il resto, vale quanto ha scritto Maria Corti nel 1989, a chiusura del suo corposo saggio introduttivo al Vocabolario siciliano, (che adesso definiamo con l’aggiunta di UNO) vale esattamente per quanto si deve dire per questa nuova originalissima continuazione della importante opera poetica: “A differenza di altri artisti dialettali Mario Grasso non si serve del dialetto come strada nuova e diversa per un modo di sentire che in passato si sarebbe espresso in lingua italiana, ma si è voluto tuffare nel dialetto per liberarsi dalle immagini imposte da una civiltà tecnologica e vedere con coraggio le cose della sua amata terra.”(Cfr. Maria Corti, saggio introduttivo a Vocabolario siciliano di Mario Grasso, Milano, febbraio 1989).
DISPONIBILE DAL 28 GIUGNO 2021
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