MALERBA A GOCCE di Ilary Tiralongo

collezione Centovele

con annotazioni introduttive di Mario Grasso

anno 2013

pp.75

ISBN 978-88-6282-102-5

Leggendo le poesie di Ilary Tiralongo, chissà per quali subliminali richiami e complicazioni, ci è venuto di pensare alle lezioni di umanità contenute in un libro di Same Bellow, intitolato Cerchio magico. Un esemplare saggio, che contiene condensato un quarto di secolo di ricerche svolte dal nostro caro amico studioso, già direttore dell’americano Art Magazine, nonché critico d’arte del New York Times. Cerchio magico è il saggio-biografia su Gertrude Stein. Curiosa associazione la nostra, se si considera la giovanissima età della avolese Ilary Tiralongo e la significativa proposta di “Malerba a gocce”, suo esordio letterario. Soccorre l’alibi dell’aver colto tra i versi della silloge un’aura d’inconsuete istanze, un sofferto ammiccare a dimensioni altre, rispetto al diapason della consuetudine epocale, come diagramma della generazione dei nati nell’ultimo decennio del Novecento: “Tra sconosciuti mi sento a / casa, viva: / raccolgo gemme tra / ciottoli impolverati. / La verità sta in queste vie, / nel loro vociare: / diversità, brio. Io.” Sia chiaro, non siamo al bureau del rilascio patenti di poeta; la nostra “verità di uno”, pone una motivata ipotesi assumendo la responsabilità dell’onus probandi. In altre parole sentiamo il dovere di esternare un parere sulla ricerca letteraria di Ilary Tiralongo partendo dall’algebra di alcune sue conclusioni che fondono la densità di significati, esiti di una allarmata tensione interiore, a esemplari levità espressive. Qui azzardiamo che possano essere proposte a chiave di lettura dell’intera silloge i versi che citiamo: “Odio tutto quello che ho dentro / e ho fuori tutto quello che metto; / ombrose vesti e sciarpe volanti / fan di me la donna che non c’è, / abiti ambrati e cappelli di chiffon / fan di me ciò che non so”. Affermazione cui fa eco una riflessione ad alta voce, che rivendica la condizione epocale-sociale, assillo delle generazioni eredi del “Secolo breve” (…)da oriente a occidente / l’anima vaga, scappa inquieta, / Cosa ne sarà di noi, / figli di rivoluzioni mai avvenute? / Squilibrati giocolieri dagli occhi ingannati…”. Argomentazioni queste, che ci sembra possano essere ulteriormente supportate dalla accattivante formula definitoria-definitiva del titolo della stessa plaquette: Malerba a gocce, sapida-ironica locuzione che, di là della sua beffarda allusività a improbabili terapie erboristiche, potrebbe spingere il lettore a un rilancio, tra immaginazione e fantasia, che aggiunga profumi esotici al condimento letterario di base, fino a associarvi una meluschiana avena del diavolo, scomodando, col simbolo delle calorie energetiche, l’algebra di quanto possa urgere, appunto, tra immaginazione e fantasia per uno sconvolgimento dell’ordine naturale delle cose. Insomma, il nostro tentativo a voler smentire la consueta ipocrisia di tutte le prefazioni potrebbe concludersi con un “chi vivrà vedrà”, ma a patto di costituire, fin da ora, da queste dense gocce di malerba, una orgogliosa scommessa a favore di Ilary Tiralongo, eccellente voce di forte autenticità letteraria e che ha e avrà momenti importanti da proporre attraverso le sue scritture, non solo creative (dalle annotazioni introduttive di M.Grasso).

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