SANTI, POTENTI E BRIGANTI di Maurizio Cairone

(…)  Il fraseggiare di Maurizio Cairone coniuga codici espressivi della comunicazione nazionale con quelli siciliani di Maletto, (territorio al confine con gli influssi linguistici del gallo-italico) e come lingua alla pari che riproduce fedelmente la parola come significante di allora, appropriato di volta in volta a una accezione che consente alla singola parola  o alla intera locuzione  di ricreare significati. Non è frase o fonema  di dialetto  camillerizante impastato con edulcorati fonèmi ad usa e getta per suggestionare lettori. Cairone coniuga l’italiano del Duemila con il siciliano dei malettesi dei secoli oramai remoti con responsabilità di filologo e amore di malettese. Il codice del suo mistilinguismo è rendere viva per gli studiosi interessati alla storia del linguaggio una miniera di occasioni espressive nella loro autenticità obliata. E per ottenere l’effetto armonizzante si serve di tutto un archivio storico pazientemente collazionato che riprodotto in campionature attinenti alla trama storica, funge da testimonianza rispetto al vocabolario risuscitato.

         Un caso a parte della e nella letteratura italiana di autori siciliani questo romanzo di Maurizio Cairone, un caso a sé stante per il tipo di impegno storico in generale e del recupero linguistico in particolare. Un impegno tra artistico e scientifico-letterario che caratterizza questa opera narrativa complessa ma non complicata, densa di avvincenti “avventure” ma anche di significati ulteriori che nella congerie cronachistica dei nostri giorni si propongono con funzione metaforica, e in certi momenti persino, automaticamente, allusivi rispetto a  quanto tra santi, potenti e briganti incombe nei nostri giorni come per beffarda perpetuazione  di altri tempi e  altre maschere, personaggi e imprese. (mg)