L’ALFABETO DELLE API di Grazia Dormiente

scherzo letterario

collana Centovele

La regina ci si consentirà  un volo dall’immaginazione in omaggio al titolo Alfabeto delle api, dato da Grazia Dormiente al suo poemetto. Un volo pertinente, perché scaturisce da un’associazione di concetti ludici a pendant del sottotitolo dello stesso poemetto: “Scherzo letterario”. Per l’alfabeto delle api il percorso immaginativo ci conduce fino al delta del braccio occidentale del Nilo a er-Raseid, nei luoghi dell’antichissima Bolpitinum, laddove nel 1799 un solerte e forse irrequieto ufficiale dell’armata napoleonica in Egitto rinvenne la pietra di basanite nera che si è quindi destinata alla storia delle più importanti scoperte archeologiche, come “stele di Rosetta”. Rosetta è infatti la denominazione occidentale dell’arabo er-Raseid. Ebbene, il volo ci sarà consentito accostando il contributo fondamentale delle scritture sulla pietra di Rosetta per la decifrazione dei codici faraonici, al soccorso miracoloso d’un alfabeto che consentirà di penetrare nell’affascinante mistero dell’universo esclusivo delle api. Grazia Dormiente ha voluto aggiungere al titolo definitorio, come dicevamo prima, un sottotitolo rivelatore di intenti giocosi, ma, come ha lasciato scritto un altro poeta: “Voce dal sen fuggita / poi richiamar non vale / non si rattien lo strale / quando dall’arco uscì”. D’altra parte lo stesso sottotitolo, fregiato dell’attributo “letterario”, rafforza i sospetti a favore della veridicità del primo. E il perché sarà spiegato dalla storia delle scritture dei poeti i quali, proprio quando queste scritture provengono da ispirazioni autentiche, finiscono col dimostrarsi profeti; dalle Ventimila leghe sotto i mari di Verne, che anticipava i sottomarini, all’Ippogrifo dell’Ariosto, che ha preconizzato le navicelle spaziali. (…) (…) siamo disposti a sospettare che possa essere stata una regina a rivelare a Grazia Dormiente l’alfabeto che lei, a sua volta, generosamente ci rivela. Una regina del genere delle “Riverite regine / richiamano rissose reclute / ridistribuendo ricamate residenza / reinventando / rilucenti ragioni.” E sì, proprio una regina, quella regina di tutte le api e di tutti gli alfabeti che è la poesia. La poesia che gli uomini del consumismo, dell’usa e getta, del banale schizofrenico vorrebbero far salire sui treni o murare in case, invidiosi delle sue ali e del suo essere fortezza autonoma e inalienabile che non abita non risiede e non strade ferrate da binari. La poesia regina, nutrimento e anima di un mondo magico con un suo alfabeto e con sue leggi che continueranno a fare a meno di comodità consumistiche e di parate come non permetterà, a differenza dell’uomo, di inventare armi e mostri atomici di autodistruzione. Grazia Dormiente ha scritto questo poemetto per uno omaggio alle api ma, ci sia consentito di pensare pindaricamente che abbia tenuto d’occhio la babilonia umana al momento di offrire un confronto tra l’ordinato e magico alfabeto della poesia e quello babelico-distruttivo dell’uomo nel protervo istinto violentatore che mette a repentaglio l’armonico alfabeto della natura compromettendo la sopravvivenza della stessa specie cui appartiene con tutto l’universo. Mario Grasso

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