La scuola “modello” di improvvisazione.
Non sapendo cosa meglio dire, in previsione della riapertura delle scuole, il ministro comunica all’Italia che: “Torneranno sugli autobus i controllori!”… per controllare il “green pass”. Possiamo solo immaginare i ritardi enormi per le corse, comunque affollate. Ma soprattutto, per controllare i milioni di passeggeri degli autobus, mancano centomila controllori. Da assumere subito, con le “municipalizzate” in perenne crisi finanziaria. Forse controllerà personalmente il ministro… dalla sua poltrona. Analoghi problemi di controllo si avranno nelle scuole, dove i circa dieci milioni tra studenti, docenti e ATA dovrebbero essere controllati ogni giorno. Si preannuncia un caos, non a caso. Invece di mettere a norma le aule, si creano una serie di divieti e controlli assolutamente inutili. Il “green pass” priva la privacy, ma non esclude i contagi. Meglio l’obbligo vaccinale.
Tutti sono preoccupati per i contagi sui mezzi pubblici, mentre il problema sono le aule. Mentre sull’autobus lo stazionamento è di circa trenta (30) minuti, dentro le aule i ragazzi restano trecento (300) minuti, ovvero cinque ore. Inoltre, grazie al movimento ed i finestrini aperti, dentro i mezzi pubblici esiste un minimo di ricambio d’aria, mentre le aule italiane non sono adeguate alle norme. E’ dal 1975 che il “Decreto Falcucci” impone il ricambio d’aria delle aule con impianti, per evitare i contagi in genere. Ma lo stato è il primo a non rispettare le leggi, anche degli appalti. Difatti, se si fossero dati i fondi direttamente alle scuole, per gli indispensabili adeguamenti, non si sarebbero potuti organizzare i mega appalti, dove tra tamponi, false mascherine e banchi a rotelle, si sono bruciati miliardi di euro. Con il risultato che, in questo periodo dell’anno, siamo peggio del 2020.
Ago ’21
Francesco Nicolosi Fazio