UN SAGGIO STORICO-CRITICO DEL PROFESSORE NICOLÒ MINEO COME INVITO A CELEBRARE LA FESTA DELLA LIBERAZIONE CON LA LETTURA DI UNA STRAORDINARIA LEZIONE SU FONTAMARA DI IGNAZIO SILONE

   25 aprile 2020 all’insegna di una pandemia serpeggiante e insistente, tale da favorire confusione anche nel linguaggio dei migliori impegni delle istituzioni. Né si riscontra brillare di pudore in qualche voce fuori coro di marca populista-sovranista. Ma anche questa è la vita della democrazia. Vita che per altro verso ha bisogno di essere bene informata e costantemente, perché non basterà la stessa evidenza se capita di incontrare noi stessi in cerca del cavallo in groppa al quale vaneggiamo su come e dove trovarlo. Non basta a volte la chiarezza della storia se la storia non ci viene spiegata o semplicemente offerta come alimento capace di illuminare. Ed ecco il pericolo che potrebbe correre la democrazia se le sue più giovani generazioni o i meno giovani disinformati che procedessero a tentoni, privi della conoscenza del passato dei padri, dei nonni e di quanto tale esperienza continuano a trasmetterci la storia e di essa gli studi direttamente o indirettamente rievocativi.

                Forse è fortunato il popolo che non ha bisogno di eroi, come ha scritto Bertolt Brecht, ma è sicuramente più fortunato il popolo che può fruire dei suggerimenti impliciti ed espliciti dei propri contemporanei quando illustrano e commentano il passato divenuto storia, per farne rinverdire significati, momenti, fenomeni ed errori. Il passato prossimo è quello più esposto agli inganni della persuasione occulta di chi predica in mala fede occultando o falsando la verità.

               Orbene, se si pone mente alla messe di documentazioni civili ordinarie e a quelle artistiche parallele del cinema e della letteratura sulla Resistenza e la Liberazione in Italia, ci si può ritenere già sufficientemente informati e aggiornati sulla più importante lezione che ci fornisce la storia di quell’epoca. Una lezione che purtroppo rischia di non essere compresa a fondo in momenti di congerie di sollecitazioni provenienti dalle metodiche tecniche retorico-ideologiche di chi insiste come ignorando con protervia la verità che pur conosce, ma ha interesse di inquinare, di adulterare. Qualcosa probabilmente non ha funzionato da parte di chi non ha dismesso sforzi per mantenere a galla la verità inoppugnabile su un’epoca e suoi momenti; da quelli subdoli rivolti al plagio d’una intera nazione a quelli tragici della guerra, dell’odio per la “razza” e fino al finale con i campi di sterminio, sui quali tuttavia, a sfida del codice penale, non smette di serpeggiare il negazionismo più assurdo.

  1. Il cinema, la letteratura sono importanti veicoli di informazione, la cui incisività dovrebbe divenire efficace attraverso la più vigile, continua e capillare diffusione. Ma c’è una filone fondamentale deputato espressamente all’informazione ed è quello della storia generale e, meglio ancora, quella delle scritture oramai storiche dei “profeti” che hanno descritto il loro momento di vissuto fino a descriverlo artisticamente facendone documento per la storia del periodo in cui sono vissuti i protagonisti delle loro opere narrative a profezia e ammonimento su probabili atmosfere simili per il mondo a venire. Tali preziose opere resterebbero meno utili per la parte profetica dei contenuti senza gli studi che indagandone i significati ulteriori ne estraggono quelli storici per esaltarne le parti che potranno essere esibite in quanto dolente resoconto di ciò che non dovrà più ripetersi, e divulgandone gli ammonimenti con chiara puntualità specialmente nei momenti in cui segnali e aure di estemporanee nebbie politiche o istituzionali danno tangibile dimostrazione della necessità di illustrarne l’esperienza storica inconfutabile.

            La letteratura, i romanzi, la storia di momenti della civiltà di un Paese: ed ecco il caso esemplare di narrativa che è oggetto di analisi critica attuale rievocativa e di commento in chiave letteraria storica e di attualità: il saggio di Nicolò Mineo sul romanzo Fontamara (1933) di Ignazio Silone, saggio che qui proponiamo come lettura per celebrare proficuamente, intanto, questo 25 aprile, e poi ogni altra ricorrenza che si proponga di ricordare agli italiani un modello di esperienza sul fascismo, e proporlo in modo chiaro e coinvolgente.

          Importante la precisazione in premessa del predetto studio (Cfr. In Forum Italicum: A Jurnal of italian studies) nella quale l’autorità dello studioso e cattedratico stigmatizza in premessa gli attuali  metodi degli addetti nel far male (o non fare) storia della letteratura:

«Sono convinto che la critica debba studiare l’oggetto letterario come evento storico, come prodotto e produzione riconducibili a dimensioni spazio-temporali determinate, e pertanto debba rifiutare (ma un rifiuto che si articoli nel dialogo e quindi nell’appropriazione) ogni forma di approccio interpretativo sia di tipo metastorico e idealistico – comunque atteggiato e mascherato – che proponga un’idea di arte come valore assoluto, sia di tipo attualizzante, il cui esito ultimo quasi sempre sono le nebbie mistiche al di là o dentro le quali non è che il silenzio o l’assenza del reale. Sappiamo d’altra parte che non possiamo più né progettare sistemazioni totalizzanti né presumere il possesso di norme oggettive e universali di comprensione, interpretazione e descrizione. Quel che si propone come irrinunciabile via verso un sapere reale e positivo è il “conoscere storicamente”. Perciò penso che la critica letteraria debba saper essere storia della letteratura. Solo che oggi l’analisi della realtà attraverso la sua interpretazione nella letteratura non può non essere problematica, deideologizzata, pluralistica, sperimentale (Mineo, 1999; Iachello, 2007: 189–193). Ma non mi riferisco genericamente alla storicizzazione e alla contestualizzazione. Sostengo, e non sembri paradossale, che assai raramente e con scarsa consapevolezza sia stata fatta dai critici letterari vera storia della letteratura. Ma è stata fatta una vera storia dell’arte o della musica dagli storici dell’arte o della musica? (…) Quelle che chiamiamo “storie della letteratura” sono costruite in base al rilevamento e all’ordinamento dei prodotti del lavoro letterario per generi, correnti, autori, luoghi geografici, problemi e, in qualche caso, ma raramente, generazioni. Il che vuol dire un procedimento di estrapolazione e separazione, che si traduce in astrazione e arbitrio storiografico. Un lavoro di tipo a suo modo monografico, in quanto trattazione autonoma e separata di generi, correnti, autori, etc., come già da altri in parte osservato.»

               Cenno che, come per un rapido avviso ai lettori circa l’esempio che segue lungo la impostazione e la luminosa rivisitazione del romanzo siloniano, si allaccia all’invito a leggere il contenuto del saggio e, implicitamente, le profonde ragioni che ne hanno ispirato la stesura seguendo metodi che l’attualità degli addetti non si perita di ignorare con suoi nuovi metodi zoppicanti di “fare storia della letteratura”.

         Questo dopo che nell’Abstract era stata data informazione tramite stringatissima nota del contenuto e l’intento che l’Autore si propone col saggio, che adesso noi invitiamo a leggere come proficua occasioni per celebrare il 25 aprile Festa della Liberazione. Sintetizza Mineo:

«Il romanzo di Silone del 1933, Fontamara, va letto, per la tematica, in stretto riferimento al Ventennio, gli anni Venti e Trenta del Novecento, età del regime fascista in Italia. Un tempo che vede, sul piano della produttività culturale e letteraria, la compresenza variamente attiva delle generazioni che latamente e con varia approssimazione si possono riferire al 1860–1880, 1880–1900, 1900–1910. Il romanzo è lo smascheramento della politica oppressiva esercitata dal regime fascista nei confronti dei contadini poveri attraverso i proprietari sfruttatori.»

Riportiamo il link che dà accesso al sopra citato Forum Italicum e allo studio storico analitico-critico del professore Mineo, per quanti, come viene auspicato, riterranno di partecipare con scritture al dibattito per il quale la posta elettronica farà da tramite con l’Autore del saggio: https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0014585820910922

Mario Grasso 24, aprile 2020