Tutti matti per Mattei.

In “Guerra e pace” Tolstoj  narra di un episodio a cui forse assistette un suo antenato: una cerimonia con Napoleone premiante. Al finire della vicenda il libro narra dell’ipocrisia di Bonaparte: “Volse lo sguardo ai suoi attendenti, mutando all’istante, come solo gli italiani sanno fare, l’espressione, da gioviale a spietata”. In un rigo il grande scrittore riesce a colpire tre volte: l’ipocrita Napoleone, i francesi (ricordando che Lui era corso) e gli italiani. Riconoscendo la “qualità” tutta italiana di cambiare espressione all’istante; ma noi cambiamo così anche d’opinione.

L’inutile stato di emergenza per il fenomeno migranti ne è la prova. Quando un precedente governo, causa Covid, dichiarò lo stato di emergenza, il Meloni (all’opposizione) minacciò sfracelli in difesa delle libertà costituzionali. Oggi, per un motivo ridicolo, la capa ripercorre sentieri antidemocratici. Il candore del Ministro competente sintetizza: “Lo stato d’emergenza non risolve il problema”.

Invece di “Bloccare i trafficanti nell’intero globo terracqueo”, come promesso, la presidente va ad Adis Abeba. Nella terra dove il maresciallo Graziani aveva sterminato gli abissini con il gas. Per fortuna la nostra, pur breve, esperienza coloniale in Etiopia ha contagiato gli africani, che pare abbiano dimenticato la guerra d’Abissinia e le stragi. In Africa orientale si sente di nuovo parlare di un inesistente “Piano Mattei”. Certo meglio ricordare Mattei (ex partigiano) che il fascio Graziani.

Nel prossimo summit Italia-Africa, in ottobre, conosceremo il Piano, termine che va pure riferito ai tempi previsti. In quanto, per dare un aiuto ai circa cinquecento milioni di bisognosi in Africa, ci vorranno secoli. Alla passerella Italia-Africa parteciperanno, a pieno titolo, anche le regioni del sud d’Italia. Semplicemente perché avrà effetto (immediato) la legge del nuovo “porcellum” Calderoli, sulla “Autonomia differenziata”, che spingerà economicamente l’intero meridione italico al di là del Mediterraneo (senza barchini), con l’Africa che ci accoglierà a braccia aperte, tra le colonie.

                                                                                               Francesco Nicolosi Fazio