Da trovare l’arma del delitto di stato.

Di cattivo gusto mi è risultata l’immagine che un tg berlusconiano ha trasmesso per i cento anni di Pasolini: in una foto il grande intellettuale era vicino al suo GT 2000. La prima idea che emerge è che si voleva dimostrare lo “status simbol” anni ’70, per dire: ecco un “radical chic” ante litteram. Potrebbe anche darsi che la redazione di Arcore non sapesse che, secondo la magistratura, fu proprio quella l’arma/auto del delitto. Perché, secondo la “mascariata” del processo, Pino Pelosi, scappando e guidando il GT era passato sopra il corpo di Pasolini, involontariamente. Qualche anno fa Pelosi, dopo aver fatto il carcere, negò tutto, ovviamente.

Grazie alla foto (veramente berlusconiana) dell’auto di PPP ho avuto il più classico dei “dejà vu “. Chi all’epoca dei fatti, come me, era un neopatentato avrebbe immediatamente riconosciuto il modello: l’Alfa GT, con i quattro fari e la mascherina cromata, era il 2000, il top delle sportive Alfa. Nel ricordare questa capacità adolescenziale (oggi le macchine mi sembrano tutte uguali) ho pure ricordato il problema che i fortunati proprietari delle Alfa sportive lamentavano: il motore bassissimo che si staccava pochissimi centimetri dall’asfalto, meno di venti. Nessuno avrebbe potuto passare sopra il corpo di un uomo (peraltro ferito) con il bassissimo GT 2000, soprattutto in un fondo accidentato che avrebbe comunque preso in pegno la coppa dell’olio. Assolutamente impossibile, oltre che incredibile, l’omicidio di Pasolini mediante il passaggio involontario del GT.

Nel ricordare i cento anni di Pasolini (nascosto dalla guerra) nessuno ha ricordato, con la dovuta precisione, la farsa del processo. Nessuno parla più di un delitto di stato e nessuno, da tanti anni, ricorda che ci fu una grossa auto targata CT (Catania) che seguì quella notte Pasolini. Come il caso Carminati ci ha evidenziato, già in quegli anni collaboravano allegramente mafia, fascisti e servizi.

Se l’omicidio Borsellino è stato oggetto di una ancor più clamorosa mascariata, per la morte di un anomalo come Pasolini fu, all’epoca, più facile. A Caltanissetta la “competente” procura della Tenebra, a Roma il “porto delle nebbie”

                                                                                              Francesco Nicolosi Fazio