UN UOMO DI BORGATA di Michele Giardina
collana Nuove tressule
prefazione di Attilio Sigona
Questo nuovo romanzo di Michele Giardina sorprende ancor prima di affascinare. Sorprende chi avendo letto i precedenti libri dello scrittore pozzallese (col demone del giornalismo nell’anima) non si aspettava la forte innovazione stilistica che l’acuto osservatore-relatore-romanziere ha impresso alla modulazione letteraria: una prosa sincopata, scattante, definitoria e definitiva in lampeggi di proposte che aggiungono alla semantica un magico riflesso onomatopeico nell’effetto fonico. Si direbbe che Giardina, esorcista delle conseguenze che incidono quando si versi vino nuovo in otri stagionati, abbia voluto lanciare un segnale importante a chi azzardasse una classificazione letteraria passatista alla intramatura del suo lavoro, intramatura che effettualmente c’è (ben ne loda la naturale disposizione Attilio Sigona) ma a patto di tener conto del mortale immortale che c’è in ogni uomo. Orbene questa spontanea e apprezzata tendenza del Giardina nel romanzo “Un uomo di borgata†è sviluppata e condotta sul binario di una modernità –contemporaneità che rasenta lo sperimentale d’avanguardia letteraria in grazia dell’agilità della prosa, del suo ritmo nervoso, incisivo, quasi a metafora dei nostri tempi di velocità tanto impietose quanto imprescindibili. Ma, a parte questa riflessione, peraltro già eco della prefazione di Attilio Sigona, è alle precisazioni ineludibili di quest’ultimo che invitiamo i lettori di “Un uomo di borgataâ€. Sigona ha detto tutto negli “a fondo†che ha dedicato all’opera di Giardina, e lo ha detto con una chiarezza che sarebbe tentativo maldestro ripeterne i cardinali concetti. Noi, infatti, in questa “bandella editoriale†cediamo a Sigona la parola estrapolando dalla sua prefazione i punti che illuminano l’aura pregevole dell’opera: “…Chi non ha cuore, sentimenti, emozioni non partecipa del banchetto letterario proposto da Michele Giardinaâ€. (…) “I personaggi si incontrano per umanità e nella loro umanità â€. (…) Un uomo di borgata diventa così l’epopea della vita vissuta bene perché arricchita dei valori che rendono umana la persona, protagonisti i personaggi comuniâ€. Vorremo saper dire ai lettori di Giardina come questa nuova occasione che viene loro elargita aggiunga prestigio alla loro scelta di letture alternative, in tempi di occulte persuasioni consumistiche. Ecco: lo scrittore pozzallese come scrutinatore di realtà di vita, cantore del bello che si rinnova per trionfare sia come estetica materiale, sia come brillante collaudo della più sana tendenza umana al bene e ai suoi frutti. Si parte e si torna a questa riflessione tenendo conto di quanto sia dilatabile la metafora cui invita il titolo. Titolo confermato dai toponimi siracusani, pozzallesi, siciliani tout-court , nei quali Michele Giardina si specchia esaltandone i valori irrinunciabili per la loro singolarità , non solo con riferimento ai luoghi ma segnatamente all’ingegno umano della gente che le abita, le custodice e le nobilità con il proprio operoso ingegno.
Esaurito
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