SAGGILEMMARIO -LE PAROLE DEI NOSTRI GIORNI di Mario Grasso

saggi storico-filologici sui vocaboli

due volumi con cofanetto

PAGG. 628

collana Polene

8862820356
LR PAROLE DEI NOSTRI GIORNI ORIGINI – STORIA – ADATTAMENTI
Ci sono casi in cui non si può parlare di un libro senza parlare dell’autore, perché la sua personalità, sebbene trapeli tra le pagine, è talmente eccessiva che richiede un continuo ricorso all’immaginario. Mi sono trovato a presentare i due volumi del “Saggilemmario” di Mario Grasso in una libreria di Giarre, affollatissima di persone con belle facce e sorrisi aperti. Quando mi è toccato di prendere la parola sui due volumi così apparentemente “pesanti” e difficili da commentare, la faccia di Mario Grasso, la sua evidente ironia e la sua compiacente affettuosità mi hanno immediatamente suggerito una sorta di successione metaforica di figure che ho cominciato a descrivere come se mi passassero davanti agli occhi. Mario Grasso è un’elica di quelle che da ragazzi si facevano scorrere tra le dita per poi lanciarle nel cielo, affidandole al volo del caso e della spinta che avevi impresso. Poi mi è venuto in mente l’aquilone che mio padre pazientemente costruiva tutte le estati e che, giunti sul pianoro della campagna di casa nostra, cercavamo di lanciare controvento affinché le ali di carta velina prendessero la spinta del primo refolo. Un aquilone che poi partiva verso l’alto con movimenti assolutamente imprevedibili. Altre immagini mi sono venute alla mente, come quella dell’asteroide de “Il Piccolo Principe”, abitato da uno strano bambino saggio e da una volpe che vuole essere addomesticata. Il volto di Mario Grasso è un po’ volpino. Spero che non se ne abbia se lo dico, perché le volpi, quando andavo a caccia, mi facevano una gran simpatia e a me, che andavo in cerca di conigli, davano sempre l’impressione di sorridere ironicamente sulle mie pretese di grande cacciatore. Mario Grasso è, infatti, difficile da addomesticare dentro un discorso ordinario, essendo schivo e riservato ma, allo stesso tempo, dirompente come un’eruzione che viene fuori all’improvviso da una fessura vulcanica apparentemente tranquilla. Mario Grasso è un antico personaggio siciliano, di quelli che se la fanno tra proverbi e metafore e che hanno il gusto innato di scavare dentro le parole per trovare il filo di un discorso infinito. Sbaglierebbe chi cercasse in questi due grossi volumi una sorta di vocabolario delle parole della nostra vita quotidiana di contemporanei. Il vocabolario è un raccoglitore di termini che descrivono puntigliosamente ciò che nell’uso comune corrisponde alla parola indicata. I termini sono frigidi e neutrali perché descrivono e designano ciò che la parola dovrebbe rappresentare nella pura oggettività del discorso umano che cerca, appunto, chiarezza terminologica per sfuggire alla trappola della polisemia. La polisemia, invece, è lo spazio “indeterminato” della parola che allude al suo continuo rimando simbolico e alle sue implicazioni nascoste. La parola non può essere racchiusa in un termine, perché esso la condannerebbe ad una univocità che, per vocazione, essa rifiuta. Gli uomini hanno inventato la parola per cercare di capirsi ma anche per fra-intendersi, perché nulla è più affascinante del cercare di capirsi dopo essersi fraintesi. Il “Saggilemmario” di Mario Grasso non è per nulla simile ad un vocabolario, ma ad una mappa per districarsi nel labirinto delle parole, afferrandone qualche significato ma continuando sempre ad interrogarsi sul senso. La parola abita sempre un contesto che costituisce lo sfondo dentro il quale i simboli prendono continuamente corpi diversi. Ho scelto a caso alcune parole per cercare di trasmettere questa impressione di viaggio dell’anima nel regno della parola polisemica. Comincio con poltrona. Mario Grasso ricorda subito che poltrona, originariamente, aveva il significato di “femmina di mondo” e si apparentava a quello di “puledra”. Il termine deriva dal latino “poltro” e veniva adoperato col significato di “donna equivoca e di facili costumi”. Nel nostro vocabolario, invece, la poltrona è una sedia con largo schienale e con braccioli. Andare alla ricerca del significato di “poltrona” significa semplicemente sostituire i braccioli con le braccia di una donna. Da questo momento, giacere stanchi sulla poltrona ha un significato che si può cogliere solo a occhi chiusi. Seconda parola: serie. Nel vocabolario si trova l’indicazione della “produzione in serie” e della “serie” come pura riproduzione ripetitiva di azioni e figure sempre uguali. Ma ci sono pure le ragazze “serie”, scrive Mario Grasso, che ti costringono ad una corte serrata e, a volte, a dichiarazioni d’amore che non hanno nulla a che vedere con la catena di montaggio delle automobili in serie. Terza parola: candidato. È inutile cercarlo nel vocabolario perché tutti sanno che significa oggi questo termine. Ma, originariamente, candidato rappresentava la purezza di una persona bianca e pulita come un lenzuolo esposto a candeggiare. Ancora una volta la donna “candidata” era una vergine pura che si presentava in società con il suo spirituale candore. Anche i termini più deprimenti del dibattito contemporaneo, come la parola “eu-tanasia”, acquistano nel “Saggilemmario” una varietà di significati che suscitano una profonda risonanza emotiva. Il dolce morire, che l’origine greca lascia intravedere come problema di commiato dignitoso e sereno, diventa oggi tristemente il terreno di dibattito di chi vuole convocare, anche in questo estremo momento, giuristi, notai ed amministratori chiamati a decidere come interpretare un foglio di carta sottoscritto molti anni prima del momento fatale. Anche in questo caso si vede come l’affidarsi semplicemente ai termini finisce con l’esorcizzare la profondità delle parole. Si può continuare così leggendo e rileggendo il “Saggilemmario” di Mario Grasso, usato come esercizio per mantenere viva la memoria di quanto ricchi e complessi siano i modi in cui gli esseri umani hanno cercato di tradurre in un linguaggio le loro vicende esistenziali, le loro emozioni e i loro sentimenti. Per questa ragione, a chi volesse fornirsi di uno strumento capace di far pensare a tutti i termini che ha incontrato nel corso della giornata, mi permetto di suggerire di tenere sempre a portata di mano il “Saggilemmario” di Mario Grasso, per poter prendere le distanze dalla povertà della vita quotidiana e aprirsi alla dolcezza della fantasia. PIETRO BARCELLONA (La Sicilia, Domenica 25 Aprile 2010, Cultura&Società CT, Pagina 25)

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