L’AMICO DI FAMIGLIA di Luigi Carotenuto

collana Centovele

pref. Anna Vasta

isbna978-88-6282-011-3

(..)Ridicoli titani, gli uomini nel folle, vano, empio tentativo di sbarrare le porte al dolore. L’amico di casa, assiduo frequentatore e funestatore delle nostre vite, instancabile lavoratore al servizio di una Entità  sconosciuta, della quale ignora i disegni. Ligio esecutore dei compiti assegnatigli, come un segretario dell’invisibile di kafkiana reminiscenza. Nei versi di L’amico di famiglia, poesia proemiale, di avvio al percorso poetico di Luigi Carotenuto, e che dà il titolo alla raccolta, si concentra il senso di un poetare che si configura come apprendistato esistenziale, sofferto itinerario di approssimazione allâ età  adulta – l’autore ha appena 27 anni- nel segno di una dolente, disincantata sensibilità . Un’educazione sentimentale e poetica alla Werther, che passa attraverso tappe obbligate di presa di coscienza e di perdita di, di quel fanciullo che attraversava il mondo a piroette e salti di danza. Simili a dei/nell’aspetto/al cospetto/del mare/passavamo le notti. Di quei castelli incantati/ruscelli parlanti/elfi e fanciulle cosa è rimasto?Il sogno/la morte/o la croce. Il franare dell’io soggettivo sotto i colpi della più ordinaria, insulsa quotidianità agghindata a lustrini e falsità  si trascina dietro i detriti di un io collettivo in frantumi. In Finimondo, la rovina che travolge sole, luna e stelle e tutti gli imperi/fondati/sulla nostra pelle, la caduta di dei, Muse, eroi, Cristi e Anticristi rappresenta la fine della Storia con la maiuscola, non solo della propria, insignificante, minuscola storia. E però tra le rovine dell’io adolescente si fa strada un io poetico risentito e irrobustito dai colpi e dalle batoste assestatigli. Un io che alterna rabbia, indignazione, amarezza- ce n’è  per tutti: preti, poeti, artisti, mistificatori, predatori di corpi e di anime- a toni pacati, sommessi di intenso lirismo, a note struggenti di nostalgia per un paradiso perduto o forse mai esistito. Dentro un fondo/di bottiglia vuota/avverto la precarietà/dell’esistenzaâ. Da qui, dal dubbio crudele che sia stato tutto un inganno, anche l’età bella delleginocchia sbucciate/ e delle sassate, l’ironia, lo scarto che interviene nelle chiuse a ribaltare, a sconfessare i momenti di abbandono e del rimpianto, per pudore o paura di rimanerci per lâ ennesima volta fregati. A volte il grumo duro di scetticismo e di furore iconoclasta si scioglie in accenti accorati di pietas- il sunt lacrimae rerum- per le sofferenze della natura, le uniche degne di compassione.Non ci sono scrupoli/per i rami deboli/non in mezzo agli uomini. Nel cupio dissolvi, in cui sprofondano anche i sentimenti che abbiamo creduto puri e gratuiti, l’amore, l’amicizia, gli affetti famigliari, la cura dei figli il cielo sembra sordo,/come un genitore/ti lascia correre, gridare, /ma non ti ascolta mai-, a’intravedono squarci di una possibile salvezza; il rossore di un’adolescente, il rumore della notte/che nasconde al giorno le sue colpe, un’amica vera(Tu navighi con me, /instancabile compagna, /consigliera dei miei giorni, /ragione dei miei giorni, il pianto di Dio sotto forma di pioggia sulle umane miserie. Una ricchezza di emozioni, di pensieri, di riflessioni di un vissuto personale e di una coralità  contemporanea, insieme con i grandi temi dell’introspezione poetica: la solitudine, l’amore, l’abbandono, la perdita delle illusioni, l’assenza, il male, la morte, nelle liriche di questo giovane poeta. E un’idea gà formata di poesia come lampo che squarcia l’opacità  del reale, lama di coltello che affonda nelle ferite dell’anima. Una poesia non consolatoria, che non distribuisce pillole di saggezza e ricette di felicità, che non schiude nuovi orizzonti ai delusi della vita; una poesia che guarda al basso, e scrive sui marciapiedi la memoria di un mondo senza memoria. Una dovizia di metafore, di immagini, di figure che potrebbe debordare se non fosse tenuta a freno da una disciplina e un controllo formali non comuni in un autore alla sua prima prova, da un gusto e un talento educato a una tradizione di lirismo consolidata. Anna Vasta

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