BIANCOSTATO di Annalisa Distefano
collezione Centovele
con prefazione di Sebastiano Patanè Ferro
anno 2015
pagg.61
“(…) Delicatezza credo sia la parola più adatta a definire la silloge “Biancostato” (ed. Prova d’Autore). È aggregato di immagini che rimandano alla quotidianità più semplice. Si percepisce dall’accomodamento dell’obiettivo, zoommato sul dettaglio (come quello della rugiada che sembra crescere sotto i nostri occhi), ma anche dalla scelta del soggetto, che predilige gli strumenti del quotidiano casalingo (come la spugna sul lavabo, i rebbi della forchetta sporca, le pentole, il calendario, il grembiule sgualcito, il pane, il bucato). (…) Ogni componimento ha in sé un pentagramma dal tempo costante, quello della ricerca interiore e della vita, dal concepimento all’età adulta. È il tempo dello scambio archetipico, quello per eccellenza, che si serve del cordone ombelicale.(…) Biancostato è la propria poesia per Annalisa Distefano e biancostato è anche quel figlio («arteria pulsante, biancostato di materia e fibra») a cui dedica la silloge e che compare più o meno implicitamente tra le righe delle sue poesie. Sono tutti pezzi di sé che si donano al mondo. Così andiamo al senso del titolo “Biancostato”, termine che ha origine nel linguaggio della macelleria e che deriva dalla fusione di “bianco” e “costato”. È un particolare tipo di taglio della carne, una parte grassa che protegge le coste ed è pregiata, tenera, come quella parte di se stessi su cui si ha maggior investimento emotivo-affettivo (la propria poesia, il proprio figlio)”. (dalla recensione di G. Sottile).
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