XXXI maggio 1860, festa catanese.

Via XXXI Maggio. L’unica città al mondo che titola una strada a questa data è quella di Catania. Fino a qualche anno fa era la classica “strada che non spunta” tipica del territorio etneo e, per gli amanti dei cartoni, anche caratteristica della Springfield dei Simpson. Recentemente un intervento privato rende possibile accorciare di qualche decina di minuti il tragitto dalla zona di Nesima verso le autostrade, la via XXXI maggio ora è “strada che spunta”. Non tutti i catanesi sanno il perché della denominazione della strada a quella data. La data è veramente storica, ma solo per la città di Catania, in quanto è il giorno dell’insurrezione popolare catanese contro i Borboni, che furono cacciati da Catania dal popolo. I fatti che resero celebre “Peppa a cannunera”.

Ecco che mentre per Garibaldi, che non liberò Catania, abbiamo dedicato oltre la via e la bellissima porta ex ferdinandea, anche un grande monumento in via Etnea, per la povera “Peppa a cannunera” la città di Catania ha dedicato un minuscolo vicolo, traversa della modesta via Acquedotto Greco, non lontano dalla monumentale porta Garibaldi, appunto. Analoga considerazione toponomastica  ha la data del XXXI maggio, strada oggi un po’ migliorata.

Il perché di quella data si capisce leggendo la lapide che è posta sulle pareti del Municipio di Catania, sul prospetto che si affaccia sulla piazza Università, lì si ricordano i fatti del XXXI maggio 1860, quando quell’anno Catania fu l’unica città d’Italia ad ottenere la sua libertà, da sola, senza l’aiuto di armi straniere; una epopea, come la città di Napoli che si liberò dai nazisti nel ’44, quando l’esercito tedesco era ancora ben saldo sullo stivale. Sull’evento, della prima vittoria della Resistenza in Italia, fu girato un magnifico film di Nanni Loy, recentemente trasmesso in Rai.

Invece, per la vittoria dei catanesi sui Borboni, solo qualche labile traccia toponomastica. Non sappiamo se qualche autorità cittadina ricorderà mai l’evento storico catanese. Il XXXI Maggio 1860 è forse un brutto esempio di lotta popolare.

Francesco Nicolosi Fazio