In Italia le enormi risorse bloccate fanno gola alla finanza.

Negli anni ’80 Reagan ebbe una idea geniale: convinse l’Arabia a raddoppiare la produzione di greggio per favorire gli USA. Il prezzo del petrolio si dimezzò e il presidente ottenne due obbiettivi: mettere in ginocchio l’economia dell’allora URSS e rilanciare quella USA. Oggi l’interesse sul petrolio è l’opposto: per rendere competitivo lo “shell oil” americano bisogna viaggiare intorno ai 70 dollari al barile, per ripagare i maggiori costi necessari a fluidificare l’impasto tra petrolio e sabbie, che ha reso gli americani autosufficienti a livello energetico. Poco male se si crea un vantaggio a Putin (che è anche un petroliere), perché un discreto danno va alla Cina, e non solo.

Il c.d. “libero mercato”, con l’aumento del greggio, ha pure subito una inflazione anomala, in un periodo quasi recessivo. Ce ne accorgiamo nelle bollette, al supermercato e dal benzinaio. Assieme ai petrolieri fanno festa anche le banche, prima o poi aumenteranno gli interessi e gli utili finanziari, ma soprattutto si staneranno i depositi infruttiferi che giacciono negli sportelli. Le banche affilano le armi pronti a piazzare i loro “prodotti”, che vanno dai “Bonos” argentini ai diamanti (e Parmalat?).

In Italia giacciono nei conti correnti oltre milleottocento miliardi (1.800.000.000.000) di euro, solo spese e senza interessi. Una massa pari a quasi dieci volte il Recovery Fund. Un politico “patriota” potrebbe seguire l’esempio di Fanfani, che con il “Piano casa” rilanciò l’economia italiana; difatti la legge aveva il titolo: “Interventi per il rilancio dell’economia”. Che Fanfani fosse un patriota non c’era dubbio: non raggiunse mai la Presidenza della Repubblica per il veto USA. Oggi un politico che riuscisse: a fare ripartire l’Italia con le sue forze, a risanare le città, a risolvere le tensioni abitative, a fan nascere nuove famiglie, dando un compenso ai risparmiatori, sarebbe un patriota. Purtroppo per la Meloni, sospettiamo che, per trovare un patriota, bisogna rivolgersi a Garibaldi.

                                                                                              Francesco Nicolosi Fazio