Alberto Salustri (Trilussa), in una sua poesia-favola, fa parlare un cane che, col suo abbaiare notturno alla luna, infastidiva l’intero quartiere turbandone il sonno e creando ansie di pericoli inesistenti. Non conosco gli illustri guardiani politici della Lega in Sicilia, precisamente: Igor Gelarda e Fabio Cantarella, entrambi addetti regionali alla salvaguardia e tutela della salubrità e trasparenza degli Enti Locali nell’Isola. E che sono i solerti autori dell’allarme lanciato contro la provocazione religiosa del parroco frate Matteo Pugliares, curato della Chiesa dei Frati Capuccini di Sortino. Non conosco nemmeno tale Frate parroco, anche se non posso escludere che nel corso della mie frequentazioni della graziosa isola culturale iblea, che vanta nel proprio territorio la presenza storico-archeologica di Pantalica e quella edula e sempre attuale del “Pizzòlo”, in aggiunta a una attualità di geniali personaggi locali, autori di studi e ricerche saggistiche, come di opere creative, quali son i casi contemporanei di Massimiliano Magnano, docente di filosofia, poeta di meritati consensi nazionali, nonché autore di studi e pubblicazioni letterarie; Salvo Zappulla romanziere; Dionisio Mollica, avvocato, anch’egli docente e autore di una silloge di avvincenti racconti d’ispirazione locale, Luigi Ingaliso, docente universitario e autore di importanti ricerche scientifiche, nonché di un prezioso libro nel quale ha pubblicato una lunga intervista al filosofo Manlio Sgalambro intitolata “Nell’antro del Filosofo”.

   Insomma uno di quei luoghi di Sicilia, Sortino, che ha dalla sua pregi e privilegi da poter vantare assieme a quel tipo di insularità nell’isola degli isolamenti, che lo espone al bene di non confinare con immediatezza territoriale con alcun altro centro. Infatti da Sortino non si passa, chi vuole andarvi deve raggiungerlo attraverso una pur agevolissima mappa viaria, a risalire dall’autostrada Catania-Siracusa o a scendere dalle provinciali Lentini-Carlentini o da Vizzini.  E va bene fin qui.

  2 – Va male invece, a giudizio delle autorità politiche della Lega lombarda in Sicilia, in ambito di religione catto-cristiana. Anzi, sempre secondo i signori suddetti, va malissimo. E tutto per colpa di fra’ Matteo Pugliares, il parroco che ha esposto nella chiesa di cui è pastore, un Gesù Bambino negro alla nascita! La faccenda è seria. Già si parla di un ricorso all’ONU, anche se, su questo particolare, sembra si resti in attesa della decisione di Matteo Salvini, l’attuale ministro degli Interni.

          Qualcuno ha per questa bravata provocatoria del simpatico fra’ Pugliares – ci si consenta di definire simpatico, un frate che mette in atto rappresentativo la strofe di quella celebre canzone blues dedicata al pittore che dipinge gli altari, e si dichiara negro senza peritarsi di affermare che Dio ama i neri e “tiene accanto a sé i negri che hanno pianto”. Vecchia canzone che pochi ricordano e che, probabilmente, le maiuscole Autorità preposte alla discipline leghiste nei comuni siciliani (e nelle parrocchie), non hanno mai cantato, forse perché refrattari ai blues, forse perché ne ignorano l’esistenza o lo confondono con altri canti gospel. Fra’ Pugliares, (che continuiamo a nominare ricorrendo al suo patronimico per evitare di chiamarlo fra’ Matteo, rischiando d’ ingenerare inquinamento onomastico con il Matteo nazionale, ministro dell’Interno e cap’in-testa della Lega lombarda), in fondo è colpevole di avere tradotto la strofe del famoso canto, mettendo al posto degli arcangeli il bambino Gesù. La strofa dal canto infatti chiede “Se tu dipingi con amor / perché disprezzi il mio color / se vede bimbi negri Iddio sorride lor. E conclude: Fra gli arcangeli ti prego, metti un angioletto negro!”. Fra’ Pugliares ha esagerato, invece di un qualsiasi angioletto, ha messo Gesù, il più carino e gettonato tra gli angeli. E i leghisti di Sicilia se l’hanno avuta a male.

3 – “Perché svegli la gente e dai l’allarme quando non c’è niente?” Chiese Trilussa quella volta al cane che abbaiava alla luna. E il cane da quel sincerone che è sempre stato e rimane rispose: “Lo faccio per non perdere il posto! Del resto, caro mio, spesso il nemico è l’ombra che si crea per conservare un’idea, non c’è manco bisogno che ci sia.” Birba d’un cane sincero! Infatti non è una questione di nemico quella dei leghisti di Sicilia. Non si deve ignorare il merito dei cani quando abbaiano alla luna, se non altro ci invitano a ricordare che la luna c’è ed è il momento della sua “fase”. Quanto al colore della pelle di Dio quella volta che, imitando quel fedifrago di Giove ai tempi degli “dèi falsi e bugiardi”, conobbe la curda Maria, non scommetterei a favore dei leghisti. Elogerei piuttosto a grancassa il frate della provocazione che non esita a dare del nero al Gesù bambino di una chiesa parrocchiale sortinese. Un vero e proprio atto di indiscrezione nei confronti di san Giuseppe, il quale, a questo punto del lustro di luna e dei cani, racimola la figura cantata nella Napoli dell’immediato dopoguerra con la “Tammuriata nera”. Il resto, tra ridicolo e grottesco altro non è che da legare alla favola di Alberto Salustri.

mariograsso