…Non desidero dare un’elencazione di tutti i suoi lavori, che, invece, citerò uno ad uno a mo’ di racconto, con un filo conduttore che lega i titoli, ognuno dei quali ha accanto la data di pubblicazione, senza un ordine cronologico. Si tratta di titoli relativi alla narrativa, alla saggistica, alla poesia, alle traduzione e alle riviste, in altre parole a tutta la sua produzione di scrittore.

 

Mario, prima della Fine dell’adolescenza (n.1992), cominciò a parlare, senza Scuciture (n.1965) e senza ricorrere ad Algebre e sigilli (p.2021) particolari, La lingua delle madri (s.1994), e, Tra Sole e Luna (p.1988), imparò, come I Guerrieri di Riace (p.1982), A sollevare il giorno (p.1980).

Vicino al Mulino d’Aci (n.1972) scrisse, Tra compiute lune (p.2003), le Lettere a Lory (p.1984) e ai Nipoti di Zamiàtin (s.1986). Aveva accanto a sé costantemente il suo Vocabolario siciliano (1989) e quello contemporaneo (1995-2010).

Coi cieli Azzurri, meridiani dell’Es (s.2011) e favorito dal Vento di primavera (p.1957), pensò di intraprendere un lungo viaggio. Così un giorno s’imbarcò, di sera, col Lunarionuovo (r.1979), partendo da Aquilia delle poiane (s.2021).

Ne L’Arca di Noè (1972) salì Il Gufo Reale (t.1968), che non mangiava La paglia di nessuno (n.1974), ma La Mastunicola (n.2013), e mezza Sicilia Illustrata (r.1991) e si dette il via alLa danza delle gru (1999), al gioco delle Carte siciliane (r.1985), e ci fu pure chi si dedicò alla lettura della Gazzetta Ufficiale dei Dialetti (r.2002) e dei Brani dell’Eneide (tr.1993). Salirono anche Baroni, bombe & balilla (s.2013).

Durante il viaggio con due Friscalittati (1982) I Sette Arcieri di Bajamazol (t.1978) difesero Le Vestali di Samarcanda (n.1979), che la Concabala (p.1987) aveva voluto come Testi e Testimonianze (s.1976).

C’erano anche altri passeggeri: Pinocchio siciliano, Nuzza mbriaca (s.2017) e Pampa. E Pampa rissi (n.1989) a Nuzza: “Cu t’inghitau?” (s.2005) – “Michele Pantaleone personaggio scomodo” (s.1994), gli rispose. “Cu t’alliscia vol’u pilu” (s.2012), riprese. “L’avrei appeso cchê Crucchèri (p.2002) per il collo”, replicò Pinocchio

Pampa, poi, si fermò a Catania 48 ore (n.2003) e, come per Sortilegio, a Ustica (2007), attratto dalla Voce antica del mare (1989).

E Mario, in seguito, arrivò a Kiev per i suoi studi su Taras Sevcenko (1989). C’era tanta Nives. Ma quel freddo si trasformò, con Sum(m)arte (r.1972), nel calore del premio Internazionale Frankò.

Saggio sarà colui che leggerà i lemmi di Mario (s.2010).

Occasioni (n.2016) come questa ce ne saranno ancora altre e noi ci riuniremo di nuovo a Catania giorno e notte (n.2013), sotto il suo sguardo da gentiluomo della parola (come ebbe a scrivere il direttore Salvatore Scalia), assieme alla forza delle sue “debolezze”: la scrittura, la letteratura, la moglie Nives, i giovani, la vita.

Il mondo della cultura deve molto all’aquila reale di Aci.

Gaetano Vincenzo Vicari