Notte d’estate nerocielo come trafitto da infinite stelle siamo bimbi sperando che qualcuna cada pur sapendo che esprimerlo desiderio resta e tale vale se in mezz’agosto possiamo sempre rinnovare la speranza che con altre dolci mani strette e giunte come pregando silenziosi ringraziamo che l’alba sia sempre lontana scacciata oltre l’aurora restando noi nel buio con grande compagnia del sogno di nuove storie narrate e promesse dal canto perenne delle cieche cicale che cicliche avvitano il loro suono ricordando l’incerto vagare del carro nella notte che porta altrove la ragione e le bestiole voraci predatrici di limpida rugiada di cui sappiamo dubbiosi dai detti antichi che ne riempie il corpo come dei sogni la mente nostra che non si rassegna ancora alla smarrita strada del perenne ardire degli affetti che da sempre nei nostri umani secoli o personali decenni ci porge sempiterna costante illusione di volute lacrime d’addii rivisti e desueti ma sempre nuovi e mai raggiunti su binari ferrosi e grigi asfalti o nuove mete o nuovi colori di occhi e capelli o fragranze di odore come fieno greco che la notte aspetta chino la mano che coglie come spiga l’attimo smarrito che precede d’abisso volo che lontano porta dalla terra il contatto nelle notti d’estate come inverno pieno che il mese delle febbri tanto remoto giunge dal luminoso cedere delle stelle e dal trillare del cielo che così sembra se mai la notte potemmo chiudere gli occhi e guardare volutamente ciechi nel profondo agli antipodi dell’anno che sempre breve ci ricorda ed illude al suo ritorno annuncio primavera che riviene ancora e qui portata dal santo valente che nel gran freddo al cuore il maggior valore conduce lontano dal miglior calore che estate offre alle brevi notti che adesso lunghe e silenziose ci lasciano il rimpianto di restare ancora a guardare il cangiante fuoco che arde come brace in ogni dove e in noi e lascia ancora senza fiato nell’attimo che è vita come nel dire la parola amore.
Francesco Nicolosi Fazio