EDITORI, LIBRERIE E QUEL CHE RESTA

 

L’utilità delle divagazioni che seguono giovano per intendere meglio quanto c’è da sapere in materia di editoria, specialmente di quella ordinariamente definita “piccola”, un genere che nei nostri anni è presente in tutte le regioni d’Italia. Buon segno, questo della abbondanza di editori, anche se non scalfisce l’ingerenza incontrastabile delle grandi case editrici nazionali, come Adelphi, Bompiani (in calo), Einaudi, Feltrinelli, La Nave di Teseo (in emergenza), Mondadori, Rizzoli. Queste dispongono di catene di distribuzione libraria capillare e di agenti su ogni territorio regionale, delegati a operare per il controllo delle forniture da aggiornare, delle esposizioni in vetrina e all’interno delle librerie stesse, nell’interesse di chi li stipendia. Figura un po’ in crisi, quest’ultima del produttore-controllore, perché va scomparendo a favore della responsabilità di ciascun libraio sopravvissuto alla crisi delle vendite. La crisi delle vendite ha messo in moto espedienti di difesa, come le diffuse iniziative di federazioni tra librerie più consolidate nei rispettivi territori per adeguare prontezza e incisività alle nuove esigenze del mercato.

A confronto con la sempre più ridotta presenza di librai si staglia una nutrita attività di giovani editori che, al curioso che si incaricasse di censirle numericamente, riserverebbero la sorpresa di essere, nelle città, in quantità superiore rispetto a quella delle librerie sopravvissute nel medesimo ambito cittadino. Benemerita la legge sui finanziamenti europei per giovani imprenditori, agevolati per l’acquisto delle apparecchiature per la stampa digitale (leggi stampa a fotocopia) che consente un forte abbattimento di costi, rispetto all’antica tecnica della stampa con le lastre (in offset). Inoltre la rilegatura in brossura: cioè senza cucitura a filo refel per tenere fissate insieme le pagine, prima della fase di incollatura della copertina. Tecniche, la digitale e la rilegatura a brossura, che consentono di risparmiare qualcosa come il sessanta per cento rispetto ai costi di chi si ostina a stampare con l’antica tecnica delle lastre e della cucitura a filo refel.

Né il libro poteva sottrarsi alla consuetudine dell’usa e getta della nostra epoca. E siamo al varco oltre cui non resta che chiedersi: quali archivi sono abilitati a conservare documenti e letterature della produzione digitale e della comodità della rete, del Web, di quanto la magia di internet accoglie nel suo attuale trionfo?

(Sara Smigòro)