Il nostro Paese, secondo il World press freedom index per l’anno in corso, è andato ancora indietro scendendo al 46° posto nella classifica della libertà di stampa tra le Nazioni.

Posso dire che ne so direttamente qualcosa, sulla base della mia esperienza giornalistica, partita quasi sessant’anni fa. Intanto, mettiamoci  d’accordo su che cosa intendiamo per “libertà di stampa”: la stessa Agenzia la definisce il “diritto del pubblico ad avere notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate”: può bastare?

Giusto, ma troppo generico. Libertà è non solo quando tu hai le informazioni, ma anche quando le produci e  hai gli strumenti per diffonderle. Faccio un paragone col 1983, anno in cui, su una radio locale che copriva buona parte della Sicilia orientale e un po’ di Calabria, ogni domenica, alle  otto e mezza, trasmettevo Quei simpatici mostri di Scilla e Cariddi, una rassegna  dei quotidiani meridionali (La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, La Gazzetta del Sud;  a volte , se arrivavano in tempo, Il Mattino di Napoli  e La Gazzetta del Mezzogiorno  di Bari) che ero riuscito a comprare alle…sei del mattino, facendo in due ore  un grosso sforzo di vaglio, cui seguiva il filo diretto cogli ascoltatori e, sovente, la presenza in studio di personalità di tutto rispetto (per motivi intuibili provenienti dall’Etneo) : ebbi tra gli altri , ospiti  del calibro di Rino Nicolosi, Giuseppe Aleppo, Francesco Attaguile, come anche gl’intellettuali Mario Grasso, Alfonso Sciacca, la poetessa Giovanna Pennisi D’Arrigo, e tanti,tanti altri, anche in colloquio telefonico, col diritto degli ascoltatori di intervenire liberamente (e in questo c’era obiettivamente una quota di pericolo che, forse per la mia giovane età, correvo allegramente…).

E i tempi non erano certo inclini al perdono e neppure alla tregua:  Moro, Bachelet , Mario Francese, uccisi pochi anni prima;  il segretario regionale della DC Nicoletti suicida; tra poco sarebbe stata la volta di Giuseppe Fava.

La battuta popolare che circolava: Catania ha due sante, sant’Agata e Santapaola…

C’era più libertà di stampa e di espressione che adesso ? Sì, anche se  Forcella(Rai) respinse garbatamente la nostra proposta di condurre per una settimana Prima pagina, su Radiotre, al mattino, perché non eravamo conosciuti a livello nazionale.

Ora ci sono i social e le chat: ma i social  e le chat stanno alla libertà di stampa quanto il libro di lettura di terza elementare sta alla laurea : in tanti hanno oggi imparato a  digitare, a sbuffare  la prima indignazione e  le prime battute colorite tramite gli smartphone, e questo è un bene ; intanto, il mondo dell’informazione che conta,  si è  dotato di un piccolo esercito  stabile di esperti, ben pagati, di cui fanno parte anche gli ospiti,  apparentemente  portatori di pluralismo, in realtà gettonati, cioè pagati, intercambiabili tra le televisioni e le radio: Bianca Berlinguer dalla  Rai va a  Rete4, Bocchino è fisso a La7,  Paolo Mieli sta contemporaneamente su Rai Storia, La 7 e Rete4, e così Sallusti,  Mughini,  Cacciari, Friedman, Lerner. Nel frattempo, sta facendosi avanti un altro stuolo di “esperti”, quarantenni  o su di lì, per il naturale ricambio generazionale.  No, non è un villaggio globale: si accentuano  i ‘distinguo’,  che hanno sostituito le ideologie ma sono ben più pericolosi: così scopri che la signora Segre, ad esempio, considerata emerita dell’antifascismo, si adira se quello di Netanyahu viene giudicato dai giovani genocidio,  e la Russia viene , più o meno surrettiziamente,  giustificata da anticomunisti di antico pelo, (che comunque, per non smentirsi, caso mai succedessero imprevisti, è pur sempre nell’immaginario di costoro, ritenuta, in fondo, comunista…).

Un giornalista morto  ultranovantenne recentemente, Aldo Falivena, che forse era intimamente cattolico, ricordo che nel ‘68  sulla Rai, tv  monopolistica,  teneva trasmissioni (“Faccia a faccia”, ad es.) in cui interveniva chiunque:  aveva creato un micro-anfiteatro, occupato da tante persone, assolutamente sconosciute, che dibattevano,  sia pur con un certo disordine e tanta ingenuità frammischiata,  argomenti spinosissimi e attualissimi. E non venivano pagati.

Ecco perché  si può ben dire che siamo andati indietro, riguardo alla cosidetta libertà di stampa.  E per motivi più sopraffini di quelli lamentati dal press index .D’altronde, se è vero che si è culturalmente cresciuti, quindi una buona percentuale di persone  possiede concetti più razionali, sarebbe ora che le idee venissero esposte con accentuata pluralità , senza ricorrere, come oggi, agli esperti che parlano per conto terzi. Finisco con un ricordo: uno studente, a una mostra giovanile organizzata da quello che fu il mio Liceo classico, il “Gulli e Pennisi” di Acireale, fu premiato  nel ‘69  per un quadro che si distingueva, a giudizio della commissione, per la purezza grafica non disgiunta da un certo impegno intellettuale: il suo quadro, premonitore,  recava una scritta: “ I nostri esperti vi aspettano qui”.

Nella foto, il biologo Piero Castorina, regista nel 1983 della trasmissione radiofonica