LA STOPPIE DEL FEUDO di Gaetano Cellura
racconti
collana Sale d’attesa
978-88-6282-152-0
RACCONTI VERI E VEROSIMILI
Le stoppie del feudo, sinossi dell’operaParte da lontano il nuovo libro di Gaetano Cellura. Dalla rivolta dei Fasci siciliani nel 1893 per correre lungo un cammino di emancipazione sociale e di rivolte contro la mafia, i baroni e lo Stato complice di sopraffattori e oppressori. Lo Stato com’era visto e concepito dai contadini di Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli. Accettato come un cattivo destino. C’è la pioggia, la grandine, il vento, la siccità, il raccolto che va male, e c’è lo Stato. C’è la febbre che ti colpisce, c’è la povertà , e c’è lo Stato. Cioè “quelli di Roma”, che non vogliono far vivere da cristiani i contadini, in gran parte i veri protagonisti degli otto racconti di questo libro.Parte da lontano Le stoppie del feudo, Racconti veri e verosimili (pagine 80, euro 9) pubblicato dalla casa editrice siciliana Prova d’Autore. Dalla storia di Bernardino Verro, capo contadino e sindaco socialista di Corleone, uno dei primi organizzatori dei Fasci in Sicilia, della sua opposizione a mafiosi e gabellotti, a quelle di Placido Rizzotto, di Turriddu Carnevale e del giovane poeta lucano Rocco Scotellaro, per approdare agli anni della controversa Riforma Agraria in Sicilia e nel Meridione e all’uccisione del giornalista Giuseppe Fava, solo in una città come Catania in quegli anni, solo come Placido Rizzotto di cui tanto gli piaceva raccontare la storia.In un mirabile intreccio storico e lirico, l’Autore sviluppa temi a lui cari da sempre. Socialismo e sindacalismo come sinonimi di libertà, giustizia, difesa dei deboli e degli oppressi; e come percorsi di impegno civile in tempi duri e difficili e con la vita a rischio. La guerra di Spagna, il garantismo e la strategia della tensione. La prima, espressione ideale dell’antifascismo internazionale; il secondo a tutela del cittadino di fronte agli abusi e agli errori della Giustizia e a tutela del principio di colpevolezza certa al di là di ogni ragionevole dubbio. Significativo, a tal proposito, il racconto-saggio sul “Mostro di Marsala” e sul comportamento esemplare del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto poi ucciso dalla mafia. E non mancano altre storie vere, di altri presunti “mostri”, e di poliziotti come Giuseppe Dosi e Giuseppe Peri che subirono le conseguenze del loro zelo nel lavoro. Come significativa è la vicenda del morto-vivo di Avola: un Mattia Pascal con indumenti di campagna.Infine il gran bel gioco del biliardo: la storia di zio Nofrio, che nasconde le proprie delusioni di capo popolo fallito negli estri poetici e nel gioco in cui è maestro.
Esaurito
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