Sicuramente – e posso testimoniarlo con qualche uno e più d’un altro sopravvissuti – brancolavo nel buio quella volta, nel 1959, quando incautamente da quel Lino Bontempi che mi continuavo a firmare intuizioni e osservazioni serie ma ritenute fole dagli stessi responsabili che mi consentivano di pubblicarle, dimostravo un parere schizofrenico sul cognome Shakespeare dell’autore di Amleto. Poteva somigliare alla formula della usuratissima metafora dell’invenzione dell’acqua calda affermare l’ovvio che shake nel vocabolario inglese significa agitare e spear significa lancia. Tutto qui senza altra pretesa ignorando sia che la madre di chi si era dato il patronimico di agitatore di lancia aveva per cognome Scrollalanza e per nome Guglielma che nel maschile della lingua inglese è William. Ma per me era già qualcosa avere rivelato l’ovvio, cioè che Shakespeare significava (significa), appunto, agitatore di lancia.

      Un proverbio siciliano ammonisce “Cu di giuvini havi n vizziu, n’a vicchiania ni fa ffiziu” (Chi da giovane ha un vizio con il passare degli anni e fino alla vecchiaia ne farà mestiere). Anche per questa volta rivelerei codici che sono patrimonio di sapere comune e generale se continuassi ad attribuirmi merito alcuno a proposito delle riflessioni di solerti pasticcioni come Rigo Mossara, Sara Smigòro e altre anime bizzarre dello stesso corpo del protonannavo Lino Bontempi, firme che hanno continuato a spargere sale sulla coda degli esiti di ricerche di quanti hanno il merito (i Maestri filologo-storici Besta, Juvara Paladino e qualche altro), loro sì,  di avere scoperto che la commedia  Shakespeariana “Molto rumore per nulla” ripete stranamente il titolo siciliano “Tantu trafficu ppi nenti” nell’inglese “Much ado about nothing”.

     Progressi e tenacia di ricercatori adesso hanno messo la vecchia e un poco logora bandiera peloritana sotto la cui ombra era nato Evemero nei secoli di molti secoli prima (IV-III avanti Cristo) nonché trecento e passa anni prima di Michelangelo Florio, detto William Shakespeare, la mai esistita e esistente Nina Ciciliana (o di Messina). Destino di chi nato genio nei luoghi mitici di Cariddi si destina a vedersi contendere o l’esistenza, come per Nina Ciciliana o il luogo in cui era venuto al mondo, come Evemero, conteso tra Agrigento e un sito del Peloponneso ma intanto riconosciuto messinese, e ben celebrato con onomastiche di luoghi istituzionali della città stessa.

     E torniamo a Michelngelo Florio detto Shakespeare e alla certificazione finalmente fornita dalla biblioteca della medesima città inglese (Stratford Upon Avon) cui fino al giorno prima del riconoscimento della verità documentata da un ritrovamento di atto ufficiale, avevamo attribuito la maternità burocratico anagrafica. Vicenda toccata in sorte alla memoria di uno dei più celebrati scriba dell’universo e di tutti i tempi. E apprendiamo non solo che nome e cognome del vero autore dell’Amleto (etc, etc.) ripete in inglese le generalità anagrafiche della madre, ma anche notiziole complementari sul di lui padre medico e calvinista, ucciso proprio perché calvinista. Un tremendo avvertimento per il giovane messinese di nobile casato locale, futuro Shakespeare (agitatore di lancia) che dettofatto si trasferisce al sicuro in un altro Paese e chiude a doppia mandata col passato anagrafico adoperando una chiave mimetica semplice e manifesta ma di sconsigliabile apparenza per un tentativo di decodificazione, da parte di chi non avrebbe conosciuto nome e patronimico di Guglielma Scrollalanza, il segno della madre come spia.

      Ma Shakespeare era un essere umano segnato dal Destino, ne proponevo l’ipotesi, tra alcuni altri esempi, al compianto poeta Giovanni Raboni e alla di lui compagna, la poetessa Patrizia Valduga, (graditissimi ospiti quella volta  in casa mia per qualche giornata), spiegando loro l’esito di certe ricerche sulla coincidenza frequente e strana tra il giorno di nascita e quello della dipartita di tantissima gente. Confidenza che spinse in tempi reali il poeta e la compagna poetessa a impiegare qualche ora dei due giorni di permanenza tra Acireale e San Giovanni La Punta, a visitare i cimiteri locali per una ludica verifica a lume dei dati incisi sulle lapidi delle tombe. Ma è discorso impertinente questo con cui contamino gli appunti di sale di cucina sulla coda dei fatti in quanto tali, come quello di non fare sfuggire la informazione sul particolare che proprio Michelangelo Florio, alias William Shakespeare, nato il 23 aprile del 1564, giorno dedicato a San Giorgio, è poi morto in Inghilterra il 23 aprile, giorno, appunto, di San Giorgio patrono dell’Inghilterra.

Qui chiudo con la divagazione passando maliziosamente ad altri un pugnetto residuo di cloruro di sodio, potrebbe servire per qualche altra coda da cospargere come tra fortuna e caparbia è capitato nel mio pregresso infimo sia per Evemero che per Nina Ciciliana.

Mario Grasso