Siamo in guerra oppure in cura?
Qualunque sia la risposta che vogliamo condividere è innegabile che in questo momento storico la nostra libertà sia stata fortemente limitata.
“Restiamo a casa…”
“Andrà tutto bene…”
Sono gli slogan più comuni, oramai da diversi mesi entrati a far parte del nostro quotidiano.
Salvatore Quasimodo rivolgeva all’uomo del suo tempo un atto di accusa per la ferocia delle sue azioni, invitandolo a dimenticare le gesta crudeli dei padri.
Oggi, contro chi possiamo scagliarci per aver seminato la morte?
Per averci privato della nostra libertà?
Contro quel nemico invisibile che è venuto a sconvolgere le nostre esistenze!
Contro le istituzioni che ci hanno costretti a restare a casa per garantire la nostra tutela
e quella degli altri!
Dopo il “lockdown” è tempo di primi bilanci, si parla di “fase due”, di riaperture.
Vengono formulati esposti, denunce.
Giungono, come lame affilate, parole di accuse per gli errori commessi.
Le Procure indagano sulle omissioni e sulle colpe di alcuni uomini.
È troppo facile poter giudicare a posteriori cosa si doveva o si poteva fare.
La giustizia dell’uomo dovrà fare certamente il suo corso. Ma ricordiamoci che ogni verità processuale non sempre coincide con quella storica.
A volte, coloro che credono di aver trovato le chiavi della giustizia e della verità, qualunque sia il campo in cui operano (la politica o la giustizia), sono particolarmente esposti al rischio di pensare di dover affermare la loro verità, senza troppo badare ai modi, ai mezzi e alle conseguenze delle loro azioni.
Come ci testimonia la storia, l’uomo è ancora una volta contro l’uomo! In questi affannosi e spesso violenti scontri verbali, quell’uomo è preoccupato di fornire dati e formulare statistiche, di creare applicazioni per cellulari al fine di tracciare i nostri spostamenti e tutelare il nostro stato di salute. Tutto ciò, ci dicono, servirà per renderci immuni.
Ma questo punto è inevitabile chiedersi come sia tutelata la nostra libertà, come sia garantita la tutela di quei diritti inalienabili sanciti dalla nostra Costituzione. La libertà di movimento, il diritto allo studio, al lavoro, alla salute, la libertà di espressione, ecc…
Il concetto di Libertà evoca l‘infinito che per sua stessa natura non può essere limitato, ecco perché l’uomo ha sempre lottato per conquistarla. Enzo Biagi sosteneva che “la libertà è uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più”.
Non possiamo che condividere questo pensiero e chiederci cosa implica oggi nell’agire dell’uomo.
Ognuno di noi, probabilmente, in questo mutato quotidiano, ha maturato una differente opinione della libertà. Avrà imparato ad apprezzarla di più, a dargli un volto nuovo, a riscoprirla nella bellezza dell’arte, della musica e della danza, seppur condivise virtualmente nell’etere, nella melodia di un violino elevata dal campanile della città della musica, nel battito d’ali di una farfalla solitaria, nel coraggio di un passerotto di volare nel cielo infinito, nella lettura di un libro, per poter viaggiare nelle pieghe del tempo, visitare i luoghi della memoria e nel contempo scoprire orizzonti nuovi.
In omaggio e nel ricordo di Luis Sepulveda, mi viene in soccorso una sua frase: “la libertà è uno stato di grazia e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla”.
Ecco perché ritengo ci sia stato affidato un compito piuttosto arduo e faticoso: acquisire una maggiore consapevolezza di quanto ci viene comunicato, illustrato e prospettato.
Nonostante ci venga detto di rimanere a casa, non arrenderci ad una comoda e acritica pigrizia, non rinunciare a quello stato privilegiato di grazia a cui anela la nostra preziosa esistenza: la Libertà!
Fabiola Marsana
Milano, 22 aprile 2020