Draghi: l’alta finanza al governo.
“Ogni banchiere (cuoca nell’originale) deve imparare a governare lo Stato”. Parafrasando Lenin si possono commentare sia il presente che il passato governo. Nei governi Conte si era raggiunto, nelle incompetenze, il paradosso, mentre il governo Draghi è pieno di molti esperti, che però non sanno quanto costa un chilo di fettine. La cuoca leninista lo sapeva certamente. Stranamente Draghi, uomo che legittimamente mira al colle, per avere l’incarico, si è servito di una “mosca cocchiera”, che finalmente trova ristoro sugli opulenti cavalli arabi.
In fondo, rispetto al precedente, il nuovo governo sarà forse più politico, stanti le grandi capacità di mediazione dell’ex capo di Bankitalia e BCE. Difatti nella sua biografia è da notare la nomina a segretario generale del Tesoro, era come avere Agnelli presidente dell’Inter, stante la secolare guerra tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro, guerra che con Draghi ebbe fine, mettendo pure d’accordo la finanza “laica” con quella cattolica (oggi in parte leghista). Non si sa, però, quali benefici ebbe il presidente, andando a “risciacquare i panni in Wall Street” (adesso tocca a Manzoni), visto che l’acqua (ah! la liquidità…) di Goldman Sachs non risultò tanto trasparente.
Parafrasando (e tre!) Voltaire (meglio la parafrasi che la perifrasi) affermiamo: “Questo è il miglior presidente possibile!” A cui spetta un ingrato compito, che non è solo quello economico degli euro della “Next generetion UE”. Il compito politico molto gravoso è quello di “ricucire” la coscienza del paese e il territorio; dovrà “ristorare” gli egoismi ed i sovranismi, che covano sotto la cenere dell’odierno consenso unanime. Speriamo che la formazione cattolica di super Mario, non farà dimenticare gli esclusi, che altrimenti, prima o poi, troveranno in Italia (e in Europa) il loro Trump. O peggio, in tutta Europa, avranno l’unica alternativa nella criminalità. Che è ancora un problema, all’ordine del giorno (?).
Francesco Nicolosi Fazio