ovvero la maieutica di Vittorio Feltri
Non ci si dovrebbe agitare per provocazioni come quella sparata dal giornale di Vittorio Feltri. Né rispondere. In un paese civile (la locuzione è d’obbligo) che tale si ritenga (risate!!!!!), il silenzio lascerebbe la facoltà di capire e discernere. Prova ne sia la risposta, diffusa dallo stesso Feltri nel pomeriggio dello stesso giorno della levata di scudi nazionali, dopo avere censito le lagne e i rimbrotti di colleghi e improvvisatori. Feltri è persona seria, sa il fatto suo, conosce bene il proprio mestiere e al punto da sorvegliare l’incisività del giornale di cui è responsabile, e non svolge altro che la propria professione. Infatti il giornalista deve essere pronto a provocare. Vogliamo dimostralo con un prova? Noi inviteremo a leggere il pezzo come un invito per le intelligenze di chi sia disposto a meditare. Una mano tesa ad avvisare il Meridione nazionale. E ci spieghiamo: sono, gli attuali, tempi di incertezze e punti bassi della ruota che è sotto lo sforzo del voler risalire, in obbedienza alla sua struttura circolare, di ruota, appunto. E sono tempi di un genere di confusione che fa ricordare il Manzoni dei giorni milanesi di Renzo quando straparla provocando la reazione di un anonimo confuso tra il picchetto degli astanti, il quale anonimo dice: Adesso ogni scalzacani vorrà dire la sua. Conveniamo sulla contingenza: stiamo attraversando un momento di confusione un po’ in tutti i settori. E come se non bastassero le contingenze sporche, adesso ci si mette anche l’arrivo del 2019 che – nientemeno – è l’anno del maiale!
Vittorio Feltri da novello Socrate si è servito di questo articolo sui “Terroni” che comandano in Italia applicando la maieutica del filosofo che morì bevendo la cicuta. Orbene: ma cosa vuol dire un intellettualone come il direttore di Libero se non che i terroni sono, in questo momento, i più bravi e solerti, al punto da meritare di manovrare il bastone nazionale del comando? E cosa vuol dire, ancora più sottilmente, e sempre sostenendosi all’infallibilità della maieutica socratica? Vuol dire: Italiani, state tranquilli, in Italia non è cambiato un tubo! Non credete e non date retta a questi impregna-popolo che vi vogliono far credere a un “Governo del cambiamento”. State tranquilli, perché, dal dopoguerra a oggi, anni di piombo, mani pulite, scandali bancari e scafisti, piede sulla luna e internet, aerei a velocità ultrasuono e WhatsApp e dipendenze relative non hanno fatto che un loro percorso autonomo, e continueranno a farlo, ma l’uomo in genere, e l’italiano in particolare, prosegue con la sua carica di immortalità nelle consuetudini da tramandare. Negli anni del dopoguerra i terroni erano tali e quali sono oggi. Allora si è arrivati alla grazia di invocare l’Etna. “Forza Etna” si leggeva sui muri. Ed era una delizia. Non si preoccupi il gregge d’Italia e non s’illuda quanto a mutamenti o cambio di idea. E si smetta di parlare di razzismo e di pregiudizi etnici. Nulla è cambiato.
Ce lo dice in metafora quel birba d’un intellettualone (e amico sotto protezione, dei meridionali terroni) che è il direttore Feltri. Una metafora del genere che, se Aristofane fosse vivo brucerebbe gli appunti della sua Nubicuculia. Una metafora pedagogica. Ma non del genere che quella volta veniva destinata a erudire il pupo. No. Una metafora da moralista coi i baffi alla Mengiù, un pedagogista-psicanalista del genere che potrebbe reclamare il diritto a una libera docenza nazionale, di un genere inedito. Feltri infatti parlando con la suocera degli invalidi politici del Nord vuol farsi sentire dalla nuora dei comandieri terroni del Sud, mettendoli sull’avviso: Attenti Italiani da Firenze in giù, da Roma ladrona in giù e fino a quell’oltre Stretto dove fioriscono, da Archimede in poi, i Pirandello e i Quasimodo arraffaNobel, dove c’è stato Verga, Tomasi di Lampedusa, D’Arrigo, Ripellino e Sciasia, attenti alle blandizie elettorali dei Salvini e delle Leghe degli onestissimi, Bossi e figlio “Il trota”, attenti perché, con voi terroni, con voi meridionali, stanno ripetendo il mito del cavallo di troia! Attenti al momento di votare! Attenti perché nulla è cambiato da quando venivate schedati come terroni. Rispetto a quando vi si augurava un repulisti gentile a opera di un Forza Etna! Attento gregge del Meridione d’Italia. Nulla è cambiato se non in peggio, perché, quella volta, mai era accaduto che ve lo si ricordassero dai titoloni dei giornali del Nord che siete Terroni. Sentite a me, dice sotto-sotto il terrone infiltrato tra i lombardi, il direttore di Libero, Vittorio Feltri, sentite a me, rispondete con un augurio in metafora anche voi. Una metafora machiavellica, da teatro antico: Clizia, atto secondo scena prima!
Mario Grasso