Continuiamo il tragitto ideale per scoprire i lembi di Bosco Etneo che un tempo prosperavano alle basse quote dell’Etna. Si è partiti dal mare Jonio, nei pressi di Acireale, proseguendo da est in senso antiorario, risalendo in quota. Già al livello del mare si sono riscontrate splendide querce secolari relitti del gran Bosco di Aci, rimasto integro in Aci Sant’Antonio. Altro bel bosco è quello del Monte Serra, nel comune di Viagrande. Si prosegue sul tracciato del progetto della Pista del titolo.
Verso Pedara la “Via dei Boschi” si imbatte nell’area boschiva Tre Monti che non è libera né fruibile. Altro discorso riguarda invece il Bosco di Monte Ceravolo, nel comune di Mascalucia, perno dell’intero tragitto della Pista. Un preambolo è offerto in Piazza Dante dalla quercia secolare della foto allegata. In epoche ancora storiche l’intero versante sud dell’Etna era disseminato di questi giganti. Poi i romani sostituirono alle querce i castagni e i contemporanei preferirono ad esse i limoni. Il vincolo boschivo sul bosco di Mascalucia ha invece consentito la proprietà e la funzione pubblica, mediante percorsi e piccole iniziative. Se si realizzerà la pista ciclabile denominata la “Via dei Boschi” si potranno incentivare le iniziative e l’uso pubblico del Monte Ceravolo.
Il tragitto poi lambisce i Monti Rossi che necessitano di un intervento di rimboschimento. Per evitare incendi e la fine degli alberi, che il sito ha già sofferto, si spera nella reintroduzione della quercia. A bassa quota i pini hanno vita breve (circa 100 anni) e sono sempre a rischio incendio.
Riprova della resilienza delle querce è il grandissimo Bosco di Ragalna (1.000 m. slm), con querce di oltre 400 anni, che trapassano le lave con il loro apparato radicale. Con questa tappa in quota si esauriscono i boschi ancora esistenti. Nel restante tragitto della pista della “Via dei Boschi”, sino al Simeto, solo piccole realtà isolate. Di queste, a minor quota, è quella di San Giovanni Galermo, frazione di Catania, dove però la realizzazione di edilizia economica ne ha distrutto la gran parte. Forse in questo tragitto finale verso il Simeto, dove esiste un “cammino” di fede che affianca il fiume, è più il rimpianto che la contemplazione, ma la fantasia e i progetti potranno rimediare.