1. Proseguendo con le mie divagazioni estive sul “giallo nordico”, alle quali ho dato un primo sfogo con la pubblicazione su Ebdomadario, il 23 agosto 2018, di un intervento intitolato Jo Nesbø e gli eccentrici del “giallo nordico”: la variante norvegese, vorrei adesso dedicarmi a un altro “eccentrico” di questo genere letterario, Jesper Stein, che è un Autore di nazionalità danese.

Anche in questo caso, però, volevo ringraziare preliminarmente l’amico Mario Grasso, grazie alle cui, amate, conversazioni letterarie – odierne e passate – devo la concretizzazione di questo mio ulteriore divertissement letterario, al quale mi dedico, nello scorcio piovoso di fine estate che ci sta accompagnando, prima di tornare alle mie altrettanto amate carte processuali.

  1. A dire il vero, in origine, o meglio all’inizio dell’estate, quando abbiamo cominciato a parlare con Mario Grasso di queste divagazioni letterarie e della possibilità di pubblicarle su Ebdomadario, volevo concentrare le mie riflessioni su Jesper Stein in un unico intervento, nel quale inserire anche e soprattutto Jo Nesbø; ma, dopo essermi dedicato al grande giallista norvegese, con gli esiti di cui si è detto, resomi conto delle corpose dimensioni delle mie divaganti riflessioni, ho modificato i miei piani originari e ho deciso di effettuare in autonomia queste ulteriori considerazioni letterarie su Jesper Stein.

Le ragioni che mi spingevano a esaminare, all’interno di una trattazione unitaria Jo Nesbø e Jesper Stein erano molteplici e traevano origine dal fatto che entrambi questi Autori di romanzi noir, pur inserendosi meritatamente nel filone letterario del “giallo nordico”, se ne distaccavano per i temi affrontati, collocandosi in una posizione che, a mio parere, andava definita eccentrica.

Invero, tale differenziazione e la conseguente eccentricità letteraria emerge sia sul piano stilistico, di cui mi occuperò di qui a breve, sia sul piano delle tematiche affrontate, che allontanano le opere narrative dei due giallisti scandinavi da quelli di Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell, che rappresentano il vertice assoluto di questo filone narrativo. Si è già detto, del resto, che le opere di quelli che si possono definire i “padri nobili” di questo filone letterario noir, prevalentemente anche se non esclusivamente, costituiscono una riflessione sulla crisi del welfare state scandinavo, vista dal punto di vista dell’autore del crimine indagato, portata avanti con lo strumento narrativo del giallo-poliziesco, che diventa una chiave meta-letteraria per comprendere i disagi sociali che affliggono la società nordica.

Questa riflessione sulla crisi del welfare state scandinavo, dunque, costituisce il punto di partenza di ogni analisi sul “giallo nordico”, come ho già avuto modo di sottolineare su Lunarionuovo, in occasione delle mie pregresse riflessioni sui “padri nobili” di tale filone letterario, che ho pubblicato tra il 2016 e il 2017. Mi sono, in particolare, occupato dei “padri nobili” del “giallo nordico” in tre interventi che, mio malgrado, hanno riscosso un certo successo: il primo di questi interventi, pubblicato su Lunarionuovo, 2016, maggio-giugno, n. 75/53, nuova serie, è intitolato Le radici del “giallo nordico”: Per Walöö, Maj Siöwall e il “romanzo di un crimine”;  il secondo di questi interventi, pubblicato su Lunarionuovo, 2016, dicembre, n. 76/53, nuova serie, è intitolato L’affermazione sulla scena letteraria internazionale del “giallo nordico”: Henning Mankell e il commissario Kurt Wallander; il terzo di questi interventi, infine, pubblicato su Lunarionuovo, 2017, gennaio 2017, n. 76/53, nuova serie, si intitola La meteora letteraria di Stieg Larsson e il successo dei romanzi della trilogia Millennium.

L’assenza di una vera e propria riflessione sulla risalente crisi del welfare state scandinavo, dunque, mi ha sempre frenato, perché le caratteristiche narrative di Jesper Stein non ne permettono un agevole inserimento nel contesto del “giallo nordico”, i cui punti di riferimento apicale, come detto, sono rappresentati da Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell, dalle cui opere il percorso romanzesco dell’Autore danese si differenzia significativamente.

Tuttavia, il consenso suscitato dalle mie recenti riflessioni su Jo Nesbø, manifestatomi da Mario Grasso, mi ha indotto a rompere i miei precedenti indugi e a dedicare la mia attenzione estiva a Jesper Stein, completando, in una sorta di ellissi letteraria, il mio personale percorso analitico, iniziato su Lunarionuovo con i “padri nobili” del “giallo nordico” – Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell, cui avevo aggiunto Stieg Larsson, per lo straordinario successo editoriale, postumo, di questo Autore – e che va a completarsi, almeno per ora, con questi interventi estivi su Jo Nesbø e Jesper Stein; Autori, questi ultimi, la cui eccentricità narrativa, rispetto alle tematiche tradizionali del “giallo nordico”, li pone nel polo estremo e opposto a quello romanzesco nel quale si collocano le narrazioni di Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell.

Devo, infine, aggiungere che le similitudini letterarie esistenti tra Jesper Stein e Jo Nesbø ne impongono una trattazione, se non unitaria, quantomeno vicina, per collocazione espositiva e cronologica; ed ecco così spiegate le ragioni per cui, a distanza di qualche giorno dal mio intervento su Jo Nesbø, torno ad occuparmi su Ebdomadario di un altro eccentrico del “giallo nordico”.

  1. Come ho già detto in diverse altre occasioni, da un ventennio, i “gialli nordici” costituiscono un fenomeno letterario di enorme successo editoriale, che ha assunto connotazioni assolutamente originali rispetto alla giallistica tradizionale.

Questo successo ha posto ai lettori dei “gialli nordici”, sempre più numerosi, una serie di quesiti rimasti insoddisfatti, ai quali ho cercato di rispondere con gli interventi che ho citato.

In questa cornice, ritengo utile sottolineare ulteriormente che la definizione di “gialli nordici” coglie efficacemente i due profili fondamentali di queste opere narrative, che è opportuno richiamare.

Il primo di questi caratteri, certamente riscontrabile nelle opere di Jesper Stein è rappresentato dalla trama noir attraverso la quale si sviluppano questi romanzi, che presuppongono un omicidio, un assassino e un investigatore che cerca di individuare il colpevole, attraverso un’attività investigativa condotta con ritmi più o meno incalzanti; sicuramente incalzanti nel caso delle indagini condotte dall’ispettore Axel Steen nei tre romanzi finora pubblicati in Italia dalla Casa editrice Marsilio.

La seconda di queste caratteristiche comuni del “giallo nordico” è rappresentata dall’ambientazione geografica, che è nordica e scandinava, nella quale le attività investigative di cui abbiamo detto si dipanano nel corso dei romanzi.

Anche questo seconda caratteristica è presente nelle opere noir di Jesper Stein, che sono ambientate a Copenhagen e hanno come epicentro narrativo il quartiere di Norrebro, delle cui peculiarità urbane ci si occuperà più avanti.

Occorre aggiungere che questo secondo aspetto, non sempre determinante nei gialli di ispirazione tradizionale, assume il ruolo di sfondo narrativo dei nostri romanzi, costituendo lo spunto per riflessioni letterarie mai ancorate alla sola ricerca del colpevole da parte dell’investigatore di turno, connotando di un’atmosfera coessenziale al racconto la struttura narrativa di tali racconti.

La fortuna del “giallo nordico”, dunque, oltre che alla bravura degli Autori che lo rappresentano e alla grandezza letteraria dei suoi “padri nobili”, discende dal possedere delle peculiarità narrative che lo differenziano dal genere noir di ispirazione tradizionale.

Nel nostro Paese, il merito di tale scoperta letteraria è da attribuire alla Casa editrice Marsilio di Venezia e alla lungimiranza del compianto Cesare De Michelis, che è il vero artefice dell’esplosione editoriale italiana del “giallo nordico”, che ha avuto inizio nello scorso decennio con la pubblicazione dei romanzi di Henning Mankell.

  1. In questa cornice letteraria si inseriscono le opere narrative di Jesper Stein, che nasce nel 1965 e vive a Copnhagen, che si avvicina al mondo narrativo, varcata la soglia dei trent’anni, dopo un periodo di formazione intenso; caratteristica, questa, che lo accomuna ulteriormente a Jo Nesbø.

Si consideri che Jesper Stein, prima di dedicarsi alla letteratura noir, è stato, come lo svedese Stieg Larsson, un famoso giornalista d’inchiesta per alcuni quotidiani danesi, curando in tale veste professionale importanti reportage di guerra.

Dopo lungo periodo di formazione, Jesper Stein si avvicina alla letteratura, pubblicando il suo romanzo d’esordio, intitolato Il tempo dell’inquietudine (Man jager et bæst og fanger et menneske, 2006), edito dalla Marsilio nel 2015, che riscuote un immediato successo di pubblico, aggiudicandosi il premio come miglior esordio dell’anno del mondo editoriale danese e l’ambito Dan Turèll Medallion.

A partire da tale, per certi versi inaspettato, successo letterario Jesper Stein si dedica a tempo pieno alla letteratura, dividendosi tra l’attività di critico letterario – svolta anche quale membro dell’Accademia danese del poliziesco – e quella di romanziere, nota nel nostro Paese per la pubblicazione dei suoi romanzi presso la Marsilio, dei quali ci si sta occupando in questo intervento.

Prima di affrontare in dettaglio la saga narrativa dell’ispettore della Sezione omicidi di Copenhagen Axel Steen, che costituisce l’oggetto di questo intervento, occorre precisare che Jesper Stein ha, finora, pubblicato sei romanzi, dei quali soltanto tre risultano editi in Italia.

Di questi sei romanzi, incentrati sulla figura di Axel Steen, che costituiscono una vera e propria saga narrativa, tre sono già stati editi nel nostro Paese dalla Marsilio e si intitolano Il tempo dell’inquietudine (Man jager et bæst og fanger et menneske, 2006), pubblicato in Italia nel 2015; Bye bye blackbird (Bye bye blackbird, 2013); pubblicato in Italia nel 2017; Akrash (Akrash, 2015), pubblicato in Italia nel 2018.

Di tali opere narrative ci occuperemo nei successivi paragrafi, allo scopo di delineare le caratteristiche fondamentali di questo Autore e del personaggio dell’ispettore della Sezione omicidi di Copenhagen, Axel Steen, che ne è il protagonista.

4. Come si è detto, il primo dei romanzi di Jesper Stein pubblicati in Italia si intitola Il tempo dell’inquietudine (Man jager et bæst og fanger et menneske, 2006).

Fin da tale opera narrativa emerge con nitidezza la figura di Axel Steen, che è un ispettore della sezione omicidi della polizia di Copenhagen, conosciuto nel suo ambiente professionale – ma anche in quello contrapposto del mondo criminale cittadino – per la durezza dei suoi metodi investigativi e per suo il carattere irascibile e inquieto. L’ispettore Steen vive a Nørrebro, che è il quartiere multiculturale di Copenaghen ed è una zona cittadina con un ambiente eterogeneo, ricco di fermenti artistici e culturali, ma con un alto tasso di delinquenza.

Nel quartiere di Norrebro, nel marzo del 2007, si sviluppa una delle proteste di piazza più devastanti della storia moderna della Danimarca, che aveva inizio nello storico centro sociale Ungdomshuset, che costituiva il punto di raccolta di attivisti e militanti politici, le cui manifestazioni avevano infiammato la capitale danese.

In questo contesto, si verificava il ritrovamento, presso il cimitero di Assistens, che è il polmone verde del quartiere di Nørrebro, del cadavere di un uomo, percosso a morte, la cui uccisione veniva inizialmente addebitata alle forze dell’ordine cittadine, intervenute per sedare la protesta di piazza di cui si è detto.

Delle indagini sull’omicidio viene incaricato Axel Steen, un poliziotto trentottenne, problematico ma innamorato del suo lavoro, le cui frenetiche attività investigative si inseriscono nel clima di proteste che scuote la capitale danese, consentendogli, all’esito di un percorso tortuoso e ricco di colpi di scena, di chiarire l’enigma poliziesco che sta alla base della vicenda delittuosa, narrata con rara maestria da Jesper Stein, nonostante la sua natura di opera di esordio.

Ed è nel corso delle indagini che veniamo a conoscenza delle inquietudini esistenziali di questo investigatore atipico, da poco divorziato e con una figlia di nome Emma; che fa uso di sostanze stupefacenti e affronta giornalmente la sua terribile paura di morire; caratteristiche, queste, che fanno di Axel Steen una delle figure narrative più riuscite del “giallo nordico”.

Queste caratteristiche, al contempo, rendono evidente la matrice hard boiled del ciclo narrativo incentrato sulla figura di Axel Steen, che – in termini analoghi a quanto si è già detto a proposito di Harry Hole e dei romanzi di Jo Nesbø – trae ispirazione dalle opere di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, i cui protagonisti presentano inequivocabili assonanze con il protagonista dei suoi “gialli nordici”.

  1. L’ambientazione cambia radicalmente nel secondo dei romanzi incentrati sull’ispettore Axel Steen, intitolato Bye bye blackbird (Bye bye blackbird, 2013), pubblicato presso la Casa editrice Marsilio di Venezia nel 2017.

In questo caso, una denuncia per stupro riapre una vecchia indagine su un omicidio mai risolto, riguardante lo strangolamento di una ragazza di diciotto anni, avvenuto nei pressi del laghetto di Orstedspark, che è un’area verde del centro urbano di Copenhagen.

Un cold case che, a differenza dell’indagine precedente, coinvolge personalmente Axel Steen, atteso che, quattro anni prima, lo aveva impegnato allo spasimo, pur restando irrisolta. L’ossessione collegata alla risoluzione di questo omicidio, infatti, gli aveva rovinato il matrimonio, provocandone la separazione coniugale e mettendo in pericolo la vita dell’adorata figlia Emma.

Tuttavia, il fiuto investigativo di Axel Steen e la ferita interiore non ancora sanata del cold case di cui si è detto mettono il nostro protagonista romanzesco, fin da subito, sulla buona strada. Bastano, infatti, pochi collegamenti, trascurati nel tempo, per la superficialità dei precedenti investigatori e per la diffidenza delle vittime, per consentire all’ispettore Steen di collegare tra loro diversi episodi delittuosi apparentemente isolati, che riguardavano un arco temporale di dodici anni, nel quale si erano verificati numerosi stupri e un omicidio.

Le indagini lungo i sentieri oscuri dell’ormai consueto quartiere di Norrebro, alla ricerca di un criminale che diventa con il procedere delle indagini un serial killer, diventa per Axel Steen una sfida con se stesso e con i suoi demoni interiori mai domati. Spinto così dal desiderio di riparare ai suoi precedenti errori investigativi e dalla speranza di potere riparare all’ingiustizia provocata dai suoi insuccessi professionali, il protagonista di Bye bye blackbird si lancia in una frenetica caccia all’autore dei crimini oggetto della sua indagine, con una rabbia – che è la sua cifra personale e che lo accomuna, ancora una volta, a Harry Hole – che delinquenti e colleghi conoscono e temono.

Alla fine, Axel Steen, attraverso un’incessante ricerca investigativa, che è quasi un percorso di catarsi personale, riesce a risolvere questa sua seconda indagine, venendo a capo di crimini che sembravano irrisolvibili e che, grazie alla sua tenacia e al suo fiuto di investigatore di razza, vengono risolti.

  1. Il terzo caso dell’ispettore Axel Steen è quello descritto nel romanzo Akrash (Akrash, 2015), pubblicato in Italia nel 2018 dalla Casa editrice Marsilio di Venezia.

Anche in questo terzo romanzo della serie incentrata su Axel Steen, appena pubblicato, l’ambientazione urbana risulta decisiva per inquadrare le dinamiche delle indagini che campeggiano in Akrash, che è il dispregiativo con cui gli appartenenti alle forze di polizia vengono chiamati a Nørrebro, il quartiere alternativo del centro di Copenaghen dove vive il nostro protagonista.

Occorre aggiungere che lo stato di disagio psichico che era già emerso nei due precedenti capitoli della saga narrativa incentrata su Axel Steen, in questo terzo episodio del ciclo, sembra accentuarsi. Il nostro protagonista, infatti, sembra irrimediabilmente avviato sulla strada dell’autodistruzione, fisica e interiore, atteso che, nonostante continui a essere uno dei migliori investigatori della Sezione omicidi di Copenhagen, prosegue nella sua vita fatti di eccessi, dedita all’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, che lo avvicina agli ambienti della malavita più spesso di quanto sia tollerato dai suoi superiori.

E neppure Emma, la sua figlia adorata, sembra capace di farlo uscire dalla spirale esistenziale negativa in cui è precipitato dopo la sua separazione con la moglie, ormai irreversibile.

In questo sfondo narrativo, quando Jens Jessen, che è il suo capo ed è anche il nuovo compagno della sua ex moglie – la madre di Emma – viene a sapere che la mafia russa è riuscita a infiltrare un informatore nella polizia danese, Axel Steen, diventa, quasi naturalmente, il suo principale sospettato.

La vicenda investigativa nella quale Axel Steen viene coinvolto fin dalle prime pagine del romanzo, tra l’altro, viene resa ancora più complicata dal suo intrecciarsi narrativo con un processo che vede impegnata l’ex moglie del nostro protagonista, quale difensore di un celebre capobanda di Nørrebro, accusato di essere il mandante di tre omicidi nell’ambiente del narcotraffico danese.

Tuttavia, anche in questo caso, Axel Steen riuscirà a risolvere l’intricatissima vicenda investigativa che lo vede coinvolto, che viene inserita nel contesto urbano, descritto con sguardo impietoso, di Copenaghen – e soprattutto sul quartiere di Norrebro, che fa da sfondo a tutti e tre i romanzi del ciclo narrativo che stiamo considerando – che caratterizza il ciclo narrativo sviluppato da Jasper Stein a partire da Il tempo dell’inquietudine (Man jager et bæst og fanger et menneske, 2006).

Fa, infine, da sfondo a questo mirabile cornice narrativa la diffusa violenza metropolitana che tormenta le periferie urbane di Copenhagen, quasi silente e sottotraccia ma sempre presente, che costituisce una sorta di contrappasso allo scintillio del centro della capitale danese; violenza metropolitana che, a ben vedere, è descritta in termini analoghi a quelli narrati da Jo Nesbø con riferimento alla sua Oslo, che determina un’evidente assonanza letteraria tra i due Autori e tra i loro protagonisti investigativi: Harry Hole e Axel Steen.

  1. Consiglio, infine, a quanti non lo abbiano ancora fatto di intraprendere la lettura dei romanzi di Jesper Stein, incentrati sulla figura di Axel Steen, accostandosi al suo splendido mondo narrativo, che li aiuterà a comprendere le ragioni del successo dei “gialli nordici”, di cui il ciclo romanzesco che si è passato in rassegna in questo intervento costituisce un esempio letterario di grandissima qualità.

 

alessandro centonze