La poesia può anche assumere
la funzione che Aristotele assegnava
al teatro tragico, la funzione catartica
Nicolò Mineo
Mario Grasso (Acireale, 1932 – Catania, 2022), poeta, scrittore, saggista, critico letterario, direttore editoriale ed infaticabile operatore culturale, mi riporta al nostro primo incontro messinese, agli inizi degli anni Novanta del Novecento, quali giurati del Premio Vann’Antò. La scrivente in rappresentanza del Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa, Mario Grasso in qualità di direttore della Casa Editrice Prova d’Autore di Catania, schierati a sostenere per la premiazione la stessa poesia dialettale, con accese e determinanti motivazioni. Ricordo ancora che a Messina la poesia fu germoglio alla nostra amicizia e al nostro lungo dialogo, avvolto dal vocabolario ardito ed appassionato del poeta Mario Grasso, abitato da voci che non periscono ma restano a testimoniare la magia di una straordinaria e singolare creatività. Così nel 1991, in occasione del decennale dell’Avis di Modica, presieduta dal dott. Guglielmo Magro, primario del Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Modica, Mario Grasso fu invitato a presentare il mio primo libro di poesie “Ciottoli” al Teatro del Vicolo di Modica, ricolmo di una vera affluenza che seguì la voce intensa ed espressiva del relatore, capace di mediare parole, metafore ed emotività. Tra Modica e Catania, grazie alla nostra amicizia, si alternarono pubblicazioni, presentazioni di libri che mi segnarono intensamente, spingendomi ad imparare dallo scrittore e dalla sua narrazione colta tra paremiologia, sapienzialità espressiva e ardite metafore, la complessità della nostra odierna società. Così il vulcanico Mario Grasso, prediligendo la leggerezza di calviniana memoria, avverte che nella società attuale è in gioco l’importanza di una nuova idea di libertà. Quale? Quella connessa alla sfida della cultura come vissuto e come fondamento di civile rinascita. In virtù della sua pluriennale militanza letteraria, Grasso convoca personaggi vicini e lontani, sottopone all’incontro con il tempo sistemi di pensiero e visioni del mondo ed evoca, non senza il sale dell’arguzia, scrittori, saggisti, filosofi e critici che abbracciano il territorio nazionale. Che poi una buona parte degli autori, incontrati lungo la sua narrazione odeporica, siano siciliani è un dato che non discende soltanto dall’anagrafe geografica del nostro scrittore, ma chiama in causa lo straordinario rilievo giocato dalla Sicilia nel panorama del Novecento letterario italiano. Quasi a voler essere di parte, credo che nelle pagine gaussiane riesca a risuonare il difficile lusso di essere siciliani, legittimato dall’antinomia di una società, in cui proprio l’ossimoro e il paradosso restituiscono più pregnante la responsabilità della parola. A ragione l’indimenticato e compianto Pietro Barcellona, amico fraterno del nostro autore e grande intellettuale, presentando nel 2010 il “Saggilemmario” dello stesso Grasso, ci ha consegnato un ritratto che è opportuno citare: «Mario Grasso è un antico personaggio siciliano, di quelli che se la fanno tra proverbi e metafore e che hanno il gusto innato di scavare dentro le parole per trovare il filo di un discorso infinito» (P. Barcellona in La Sicilia del 25 aprile 2010). A tale enunciazione mi permetto di aggiungere la generosità intellettuale incarnata nell’incoraggiare i giovani esordienti a non tradire ispirazioni e valori culturali. Lo posso attestare personalmente, poiché al poeta Mario Grasso sono debitrice delle mie parole in figura. Avverto fortemente l’esigenza di soffermarmi su OCCASIONI Spasseggio tra flussi d’incoscienza e momenti civili, politici, religiosi d’inizio Terzo millennio di MARIO GRASSO all’AUDITORIUM “P. FLORIDIA” MODICA 10 APRILE 2016. Le Occasioni grassiane trasudano spasseggi di affascinante lettura sia per la fluidità dell’eloquio sia per le peripezie linguistiche tanto care al nostro, che si conferma glossatore delle parole del tempo.
Tra le soste acquerellate imbandite dal nostro autore mi ha coinvolto “A Geppo e Ippa”, simpatici destinatari di una particolare lettera nella quale Grasso spiega la sua fascinosa empatia per l’agile grazia fonosemantica irradiata dai loro nomi. Sicché l’ordine alfabetico piegato alla ludica labialità onomastica subisce l’inattesa trasgressione in virtù dello spiccato, perché innato, intuito femminile. Così l’identità di genere si insinua tra protagonisti, comparse e gerarchie ecclesiastiche fino al rinvio di un giudizio finale, che tra il serio ed il faceto legittima sospensione e riflessione. Tra le occasioni letterarie desidero richiamare “Prova d’orchestra”: spassoso e denso simposio tra letterati e scrittori, che, invasi dal virus del plagio e dell’invidia, simulano un’orchestra incapace di diffondere il suono perché attraverso il vuoto tutti gli effetti sonori svaniscono. Siccome ci troviamo nella città d’elezione del chiaramontano Guastella, il ben noto barone dei villani, è pertinente focalizzare il seguente frammento. Se la riscoperta dell’opera guastelliana, anche nei suoi aspetti compositivi e letterari, si deve a Leonardo Sciascia e ad Italo Calvino, per l’argomento di nostro interesse campeggia Dario Fo, che nel “Mistero Buffo” mutua la miracolosa forza espressiva della “Nascita del Giullare” dalla parità guastelliana sulla nascita del poeta. Così “le villanie divennero giullarate”.
Le argomentazioni del Grasso simili ad alate e sibilanti frecce sono mirate ad espugnare i muri dell’indifferenza e dell’omologante de – memorizzazione. Alla facile e felice polisemia, docile ai valori simbolici della parola, l’autore demanda l’infinito proliferare di occasioni, colte e popolari, arricchite dall’ironica narratività fino ad assurgere a paradossali domande ancora aperte sull’ onestà intellettuale, culturale e sociale della contemporaneità, da mettere alla prova di orchestrali, nonostante le contaminazioni e le allusività dei soliti imbonitori di chiari di luna, per restare nell’ambito del lessico grassiano. Tra quelle socio-politiche sono stata coinvolta positivamente da un frammento de “Il Sud siamo noi”. Mario Grasso interpellato a rispondere sull’impegno degli artisti e degli intellettuali a confronto con l’attualità ci consegna un inventario di risposte attraversando terreni minati dall’attuale pesantezza storica, politica e sociale cui contrappone la leggerezza calviniana delle Lezioni americane. Come non ricordare che a Calvino sembrava che il mondo stesse diventando tutto pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa. Occasione ridondante che ci accomuna come abitanti di questa zattera della Gorgone e ahimè come elettori di governi insulari “sospesi tra pluralità di promesse mai onorate e mafioserie di potentati, artefici della bufalotta politica pescatenchie”. Così la parola ancora una volta si fa messaggero di verità, poiché il neologismo, proposto e spiegato dal nostro illuminato autore, ci sorprende, ci affascina e ci regala inattese glossaterapie. Ed ancora in “Occasioni Criminali e lor primati”, dirompente si manifesta la forza narrativa di Salvatore Scalia, autore de “La Punizione”. Opera che, per fecondità di ricerca e inchiesta, diventa anello portante delle trasformazioni di costume e di mentalità da connettere alla tradizione letteraria di autori come Verga, De Roberto, Brancati. Anche in tali felici passaggi, motivante si manifesta il valore etico della parola che dà vita al quesito di ieri e di oggi. Quale parte hanno nella realtà descritta da Scalia l’opera reale e legale delle istituzioni a confronto del quartiere di una città di ben altri aspetti e pretese?
La sequela intrigante di richiami e di rimandi che il libro di Mario Grasso inanella tra libere associazioni, anche oniriche e trasgressive, è molto più di una collazione di occasioni: è l’immagine dolceamara del tempo vissuto e da vivere all’insegna del nuovo vocabolario delle relazioni umane. Certamente numerose e pregiate rimangano le molteplici sue opere, patrimonio prezioso che tutt’oggi permane come esemplare messaggio per comprendere la società e la storia come ho comunicato alla moglie Nives nel momento in cui la notizia della morte di Mario trafisse dolorosamente il mio cuore.