Le ZTL, per “partito” preso.

Tra le tante sapidità delle scorse elezioni politiche si può segnalare quella che “il PD ha perso perchè ormai è il partito delle ZTL”: benestanti che vivono nei centri storici italiani. Pochissimo seguito hanno i democratici nelle periferie e nelle campagne, dove vive la maggioranza della gente, che soffre. Forse il risultato deludente del PD è stato aggravato dal fatto che nelle ZTL abita sempre meno gente, per quanto benestante possa essere. I centri storici muoiono. Nella migliore delle ipotesi sono delle imitazioni dei centri commerciali. Abbiamo dei “non luoghi” con secoli di storia. Una politica di eccessive limitazioni ha determinato la scomparsa di attività e servizi, scomparsa che ha reso invivibili i gioielli architettonici che il mondo ci invidia. E che il mondo comprerà.

Il risultato è che i giovani si incontrano nei centri commerciali, per mancanza di servizi nelle zone un tempo nobili delle città, dove oggi le gang si scontrano indisturbate. Ciò determina un enorme beneficio per i proprietari delle grandi strutture commerciali, realizzate spesso con capitali provenienti dall’estero, ma con indicazioni molto precise provenienti dall’Italia. Viene il sospetto che le scelte politiche che hanno determinato lo svuotamento dei centri storici possa essere stato suggerito da chi ha investito nei grandi centri commerciali presenti in tutta Italia, specie al sud.

Per i centri storici bisognerebbe far tornare le attività che un tempo le caratterizzavano: le botteghe; più le artigiane, che le commerciali. Poi favorire le residenze, con particolare riguardo per giovani coppie ed anziani, questi ultimi oggi prigionieri nelle isolate villette acquistate negli anni ’80. Ma bisogna anche proprio rivedere le ZTL, per consentire la fruizione delle botteghe e garantire ai residenti una vita sociale; nessuno va nelle Zone a Traffico Limitato, stante la carenza di mezzi pubblici. L’efficienza dei mezzi pubblici è la premessa per istituire le ZTL. Ma tutti questi criteri presuppongono una onesta gestione della cosa pubblica. Ancora non pervenuta.

                                                                                                          Francesco Nicolosi Fazio