La storia non può essere ignorata. Né rinnegata, o edulcorata nelle sue pagine opache. Sto pensando all’Europa. Un proposito emotivamente geniale, da benefattori dell’Umanità, quella volta, a ridosso degli esiti e dei propositi di chi aveva osservato un intero continente nella fase di scuotersi di dosso le macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale. Un sogno iniziato con “Gli Stati generali  d’Europa”. E dal dire al fare non ci fu di mezzo alcun mare. Ma il “fare” di quella volta aveva padri ancora umanamente ignari di quanto si appressava a esigere il futuro, che sarebbe stato guidato dai figli, poi da nipoti, pronipoti, etc. Chi ricorda, per averle viste, le macerie di Berlino (o di Dresda) anche se osservate  (come nel nostro caso) con gli occhi di un quindicenne, non può, in ogni occasione che le rammemora, che avvertire un brivido. E avvertirne più forte l’effetto tornando, dopo mezzo secolo, nelle stesse città, per respirare quanto è cambiato. Un altro mondo! La Pace in Europa ha costruito monumenti di sé stessa lungo i tre quarti di secolo trascorsi in un Continente in cui gli Stati avevano tentato di continuare a costruire. I padri dell’idea di un’Europa unita avevano predisposto un ottimo  lievito, impastandone gli elementi con le ceneri dei forni di Auschwitz, con l’odore sinistro delle polveri delle esecuzioni delle Fosse Ardeatine, con l’eco abbrividente delle sirene, e in Italia con l’odore acre dei fumi, quella volta misteriosi per i triestini, che di settimana in settimana venivano a inondare la città scaturendo dalla Risiera di San Sabba. E persino un pizzico d’esotico sciroppo di Hiroshima e Nagasaki. Un lievito nuovo, un vaccino per le generazioni. Antidoto a un altro lievito, quello stantio della “razza pura” dall’inconfondibile odore di mandorle amare, residuo su cui avevano continuato a lavorare, tra spirito reazionario, orgoglio di razza  e negazionismo, i nostalgici con tutto l’universo di fosche patologie umane e di nibelungiche loro prospettive. Un lievito al cianuro da incapsulare in un dente per eventuale momento di necessità, del genere  codificato nell’esperienza degli antenati.

2 – Non è vero che l’Europa è unita. È il fascino di un sogno di padri che avevano creduto in una utopia. Quella volta tutto sembrava unire, persino i mari, da quello di Amburgo a quello di Lampedusa e Pozzallo, da quello del profondo Nord a quello del profondo Sud. Allora. Per un momento si è persino scoperto che l’Europa comincia dall’Italia, dalla piccola Sicilia, minuscola isola a confronto con la Gran Bretagna. Per un momento. Quello del sogno. Sarebbero passati anni e dubbi, altalene e ipocrisia. Poi  il brexit è arrivato per smentire e contestare l’utopia. Albione ha mostrato il volto della realtà, e prima ancora di Sigfrido. Eppure non sembra ancora vero. Quando un veicolo perde una ruota, si corre a sostituirla. Ma c’è aria di altri guasti. Meglio attendere. Si potrebbe valutare l’opportunità di correre alle riparazione in vista di altre ruote i cui semiassi cigolano.

     E questa volta sembra sia il mare, uno dei pretesti per il cupo epilogo del ciclo dei nibelunghi. Il manto d’acqua salata che copre i fondali del cimitero Mediterraneo. Nibelunghi per dire sommessamente: L’Arte come metafora di una realtà che può significare perpetuazione di un’indole, salvo a poter immaginare l’imprevedibilità del finale di un ciclo, (di un fato che tutto volge al cupo e al tragico) che “necessariamente” preme per dominar. Non ho idea sulla famiglia – intendo dantescamente “maggior sui” –  dell’attuale ministro degli interi del governo tedesco, sul tipo di educazione ricevuta dal tal ministro, e assimilata da fanciullo. Ma non è questo il problema. Ci s’illumina d’immenso tragico al solo constatare come le ecatombi procurate dalle guerre, sembra siano un imprescindibile rito sacrificale per l’umanità. Infatti come definire le migliaia di bambini, donne e uomini,  annegati, accolti  giornalmente dai fondali del Mediterraneo?

      Sto saltando dal palo alla frasca, e viceversa. Ma c’è qualcosa di “storico” in allusività vichiana, in quello che sembra venga apparecchiando l’indole nascosta dei popoli. O di biblica maledizione tra i riverberi di colori e suoni, parole e propositi, che circolano nell’area dell’Europa mal’unita dei nostri giorni. Tutti auguriamo sia solo la manifestazione di una crisi dei primi anni (come si suole banalmente ripetere per i matrimoni) e che non ci sia anche quella probabilità della consuetudine di cui informa l’esperienza. “Passati i confetti si vedono i difetti”. Ma i confetti l’Unione Europea li ha davvero celebrati? E quando?  Si potrebbe pensare che erano bombe e non manciate di riso da lanciare in segno di tripudio.

 

3 – Rimprovero a me stesso quanto continuano a contestarmi e a farmi intendere i miei collaboratori più vicini: la non chiarezza di certe mie divagazioni. Mi suggeriscono, con saggezza, (un qualitù che a me manca). La mia – lo riconosco – è protervia. Scrivo quello che penso immaginando che i cenni, le citazioni su cui tento di saldare i concetti da comunicare, siano patrimonio di conoscenza comune. Come qui per il ciclo dei Nibelunghi  o le citazioni di significanti, di cui ogni lettore conosce il significato. Insomma, mi rivolgo a chi conosce la Storia, (ma anche i miti), non certamente ai vertici dei poteri, che non sempre hanno amato le informazioni che la Storia offre (e i miti), per aiutarci a ricordare il prodigioso evolversi dell’umanità a volo di caprimulgo. Ma consapevole di una certezza: i popoli fanno le rivoluzioni, se le intelligenze le stimolano e le guidano. E fin qui può bastare.   

     Salvo a cavalcare il significato di rivoluzione, per chiedersi: il cristianesimo avrebbe trionfato in misura uguale a quella raggiunta, se non ci fosse stata la vittima inchiodata su una croce. Ed è qui il punto della questione. Ma se non ci fosse stato il tradimento di Giuda, e lo sciacquarserne le mani di Pilato, procuratore romano della Giudea, non ci sarebbe stata la crocefissione.

       Che ne diranno i lettori di questa banalissima ovvietà. Evidentemente non so chi sia in questo momento il Giuda di turno, o il Pilato dalle mani gentili, ma scommetto che ci sono e populiscono per crocifiggere la giovane e insicura Europa. Forse dal tradimento e dal lavarsene le mani scaturirà la vittima sacrificale del turno epocale che va a concludersi. E potrebbe verificarsi, in omaggio al detto antico: Bisogna che qualcosa si guasti, perché si pensi a ripararla. Ecco! … Allora ci siamo!

mariograsso