I vent’anni dalla scomparsa di Carmelo Bene.

Nulla di paragonabile nel teatro italiano. A vent’anni dalla morte, nessun erede della sua genialità incontenibile. I veri geni non possono avere eredi. Ci manca tanto Carmelo Bene, quello che in TV portò Majakovskji; anche quando poi divenne una attrazione dei talk show. Era l’unico intellettuale che  poteva permettersi di gridare al pubblico, da lì: “siete zombies!”. Oggi risulta una tristissima profezia. Ma ricordiamo ben altro contro il suo pubblico adorante, abbassava la cerniera dei pantaloni… Ma faceva parte della sua concezione di teatro, che poteva fare a meno del pubblico e del testo. Come in Amleto dove il testo era letteralmente mangiato e l’eterno “essere o non essere” era passato in un  “pizzino” ad Orazio che lo leggeva esterrefatto. Come un telegramma.

Piaceva poco ai critici, nulla ai colleghi alla Gasmann (oggi osannato, come Agnelli). Adorato da due altri geni italiani: Flaiano e Pasolini. Il primo per l’enorme carica ambigua e levantina (Lui era del “siciliano” Salento), da vero “marziano”; l’altro per il riuscito sabotaggio del teatro borghese, dei birignao e dei tromboni. A proposito di Sicilianità (alla Modugno) ricordo una Sua lettura di poesie a Catania, anni ‘80. Fu ovviamente aggredito dalla mediocrità borghese del  pubblico, che culminò con un querulo sedicente critico teatrale che Bene gratificò con la qualifica di “parastatale!”. Insorse un assessore democristiano, con argomenti che scaturivano dal ramo di assessorato che ricopriva, lo ricordai lì a gran voce: “Nettezza urbanaaa!”. Carmelo commentò con un allargare delle braccia ed un inchino, forse a me rivolto.

Impossibile riassumerne l’enorme valore: Premiato a Venezia per il film “Nostra signora dei turchi”;  Poi uno straordinario Pinocchio condannato a restare marionetta (metafora dell’attore); Affascinò la Francia e Peter Brook con “Un Amleto di meno” (facendone comunque uno in più); Il primo ad eliminare le quinte dal palcoscenico (oggi i nuovi teatri si progettano “open space”); Il primo a fare (grande) teatro in una cantina… Carmelo Bene, come Pasolini, era molto odiato dal potere vero, perché costringeva il pubblico a ragionare, su sé stesso e sul mondo. Mentre dagli USA, già negli anni ’70, scendeva, perfida, la colata dell’intrattenimento, che, come una nebbiosa coltre “di piombo”, oggi ottunde tutta l’arte, anche pittura e scultura, tutto vano e stupido “stupore”.

                                                                                  Francesco Nicolosi Fazio