Parole con due t le trovi spesso: hanno un terz’occhio qualche volta lesso. Usarle non conviene, specie adesso che in tutto al mondo è doppio anche il fesso: intendi quel che dico e avrai successo!
ATTO – Se atto è aggettivo vuol dire idoneo, adatto a uno scopo e deriva dal latino aptu(m), in quanto participio passato di apere, che significa attaccare. Se è sostantivo significa azione o gesto, e deriva anch’esso dal latino agere con le accezioni di mettere in moto, operare, agire. C’è l’atto d’amore e quello di fede come capita quello sconcio, impuro e persino terroristico, mentre l’atto di nascita è di pertinenza anagrafica. Altro sarà l’atto notarile, di cui ogni interessato dovrà prendere atto in una con l’atto legislativo pertinente, infatti non è sempre un atto di fiducia quello che definiamo atto pubblico. Qualche scrupolo d’attenzione sia da riservare al plurale di atto, perché a parte gli atti degli Apostoli, resta poco da scialare al di fuori del film in due o tre atti, come usa dire pure per il teatro e per gli atti di un convegno.
BATTO – Egocentrico per eccellenza e un poco esibizionista quando dice: “batto chiunque a briscola”. Prima persona, tempo presente indicativo del verbo battere, che in epoca fascista avrebbe fruito del sussidio speciale elargito alle famiglie numerose. Un campionario quello del battere che da sinonimo di bussare si estende fino all’ambito della battuta, che quanto a significati se la batte con disinvoltura, sia celandosi sotto percossa, sia alludendo a ciascuna delle impressioni e degli spazi realizzati con una macchina da scrivere o un computer. Poi si diverte come battuta d’effetto, nel senso di detto breve e spiritoso o addirittura allusivo. Certe battute di caccia, si organizzano per cercare prede, proprio come le battute delle forze dell’ordine, carabinieri e polizia, mirate a catturare un bandito fuggiasco e pericoloso che se l’era battuta, per cui non si può distinguere quale sia autentica: quella di chi insegue o quella di chi fugge? Il peggio capita alla squadra battuta da altra squadra, infatti in questi casi nulla ha da che dividere se battuta in ritirata con la battuta musicale, né con un percorso in terra battuta. E il batterista? Cosa direbbe un batterista invitato a rispondere in un battibaleno quale differenza corre tra battiscopa e battigia? O se, parlando del corpo umano si dissertasse su batticuore e batticulo di statue monumentali? Un battaglio fa pensare al ferro attaccato dentro una campana, mentre il battaglione fa meditare su quello di Napoleone sconfitto a Waterloo. Battibecco non è battifiacca, come battimano non va oltre l’applauso e battipanni non è parente di battistrada. Non resta che il pudore di non pronunciare battona a suon di battola, dal momento che quest’ultima viene adoperata quando la religione cristiano-cattolica sospende il battibronzo di campane per il venerdì-santo.
Mario Grasso