Parole con due t le trovi spesso: hanno un terz’occhio qualche volta lesso. Usarle non conviene, specie adesso che in tutto il mondo è doppio anche il fesso: intendi quel che dico e avrai successo!

ROTTO – Non è la prima volta, con il verbo rompere, che una voce dell’italiano non cambia significato e resta omografa e omofona rispetto alla sua antica madre latina. Ebbene? Rotto è quel tal participio passato di rompere che diventa aggettivo per chi si sente tutto rotto dalla stanchezza. Inoltre capita di parlare con tono rotto dall’emozione, come si può incontrare in chi dopo le più strane esperienze di lavoro è rotto a tutte le fatiche. Occasione che ha il suo corrispondente in chi, non essendosi mai frenato moralmente è rotto a tutti i vizi. Un posto a parte reclamano le occasioni in cui qualcuno ha superato un pericolo per il rotto della cuffia, in questo caso non ci si dovrà stupire se la figuralità della fessura nel tessuto esige la veste di sostantivo. Infine l’uso al plurale per chi ha speso un euro e rotti e chiede scuse alla tasca, quasi fosse una persona disturbata nella sua funzione di custodia, infastidita al punto da sentirsi rotta in senso che altrove viene espresso da chi si è sentito rotto nelle proprie scatole di vimini cartonati.

        Il femminile di rotto diventerebbe trappola per chi non conoscesse la via aperta del solito latino; il (via) rupta che dava significato alla via tracciata in un luogo impraticabile. E l’italiano che ha stabilito vie di navigazione in mare e di volo in cielo, ha immediatamente creato la figura dell’ufficiale di rotta che, come si è capito, non ha da dividere alcunché con chi si deve occupare della rotta dell’argine di un fiume, né si può riferire alla storica rotta di Roncisvalle che fu una disfatta. Gli appassionati della battuta scollacciata ricorrono al caso di volare con una vedova senza trovar la rotta. Ma il debordare con lepidezze, rispetto a un argomento serio e scientifico, non asseconda rotte culturali utili ai lettori.

SOTTO – È noto a tutti che la voce sotto, sia come preposizione che come avverbio, indica posizione sottostante. Troppo evidente arguire che un incontro avvenuto sotto Natale va datato con qualche giorno di anticipo rispetto alla nota festività. Un poco complicato distinguere quando la preposizione privilegia il riferimento allo spazio e quando la stessa preferenza sia propria dell’avverbio. Certo uno dorme sotto le coperte e non sotto il letto. Ma non è nemmeno questo il problema. Piuttosto non sarebbe jattura il ricorrere all’ossimoro assoluto di sotto, cioè all’onnipotente soprattutto, per dire sopra tutto, fosse solo per un omaggio alla grandiosa opera scientifico-epistemologica di Paolo Anile, intitolata Come sopra così sotto, opera monumentale che disegna epoche e passaggi dalla vita microbica alla coscienza e fino alle nuovissime frontiere della mente. Un Sopra che finalmente ci fa scoprire la sua identità con il Sotto, grazie alla profonda ricerca di un culture delle scienze, che fa lo psicologo-psicoterapeuta Paolo Anile, che è intanto un pensatore di straordinarie risorse. Questo per dire quanto convenga rivolgere devozioni al sopra oltre che al sotto per le loro qualità di depositari dei segreti più segreti della vita e della materia, nonché alle qualità e loro disporsi spontaneo al servizio della retorica al momento di essere entrambi pronti a farsi da preposizione avverbio e viceversa.

       Tutto questo ancor prima di tornare alla segnalazione iniziale di sotto, che da solo fa da supporto a un centinaio di occasioni significanti, ora sostantivi femminili come sottocultura, ora maschili come sottocoda, ora avverbi come sottovento. E servizievole con verbi transitivi come sottomettere, o intransitivi come sottostare. Una voce che da aggettivo privilegia sia le occasioni sottocutanee che quelle del sottonotato e del sottomarino. Certo non è da educande parlare del farsela sotto, ma può capitare nei momenti di trovarsi sotto torchio, come capita nelle camilleranzate-fiction televisive del commissario Montalbano. Il commissario Montalbano (unico Pil italiano in crescita) che sotto-sotto si sta procurando la fiducia generale in questo momento di un’Italia sotto inchiesta per via del Pil nazionale in ribasso e odor di retromissione e sottopiedi anche in materia della nuova sicurezza che crea sottosicurezza in questo nostro Bel Paese finito sotto sorveglianza.

Mario Grasso