Parole con due t le trovi spesso: hanno un terz’occhio qualche volta lesso. Usarle non conviene, specie adesso che in tutto il mondo è doppio anche il fesso: intendi quel che dico e avrai successo!

COTTA – Quando un prete in cotta si presenta fuori dal momento di una celebrazione religiosa, allora non ci sono che altrettante ragioni inerenti il suo magistero: funerali, benedizioni di esterni, o di abitazioni, nastri augurali, e via di questo genere. Un prete che vada in giro in cotta (veste che arriva al ginocchio) senza che ce ne siano motivi sarebbe un eccentrico da tenere d’occhio. In tale funzione, cotta deriva dal francese cotte. Ma se cotta si presenta come esito di cottura, specialmente se realizzata rapidamente, altro non può significare che quantità di cibo o altro materiale, cotto insieme, ed è un sostantivo femminile. In questo caso deriva da cuocere e quindi dal latino coquere. Sarà la sensibilità di chi sente dire “Mio fratello ha preso una cotta per la trapezista del circo” a capire subito che si tratta d’un innamoramento subitaneo e con sintomi di irreversibilità, d’una figurale fiamma al cuore. Poi c’è la cotta che si presenta con l’abito del verbo cuocere da cui deriva, e di cui è participio passato e sorella di cotto. Infine: Se le cotte sono tre o sette, non preoccupatevi, ma state in guardia dal soggetto che ne viene classificato portatore. Un “furbo di tre cotte”, o di sette, a giudizio e preferenza espressiva di chi qualifica, è capace di togliervi le scarpe dai piedi mentre camminate.

DOTTA – Se è l’aggettivo fratello maschile di dotto, si può restare tranquilli: si tratta di persona indottrinata in qualche scienza o in più scienze, è voce derivata dal verbo latino docere, il cui participio passato è doctus. Definiamo “lingue dotte” il greco e il latino (classici) perché, non essendo più lingue parlate, vengono dotte, cioè insegnate. Qualche titubanza ci coglie apprendendo che dotta, da sostantivo, ha il preciso significato di incertezza o di dubbio, come dal provenzale dopta da doptarche sarà poi il latino dubitare. Altro da tener presente è un particolare che riguarda il maschile di dotta, quando è sostantivo, che non significa dubbio, come ci si aspettava dalla voce femminile gemella. Dotto sostantivo maschile è un canale, una conduttura e nel linguaggio dell’anatomia è il condotto attraverso cui passano liquidi organici. Oppure funge da seconda voce nelle parole composte come oleo-dotto, acque-dotto, gas-dotto e così via.

mariograsso

(…continua martedì 15 gennaio)