Nota editoriale quasi storia del Premio di Saggistica conferito a Paolo Anile.
La storia è una buona manicure, scrive Claudio Magris, forse per permettere a se stessa di essere circolare, ci azzardiamo ad aggiungere noi, reduci dalla nutriente lettura dell’opera di Paolo Anile, vincitrice di un concorso nato dall’indignazione e dalla fede. Si tratta di un’indignazione dinnanzi alla recidiva dell’essere umano, di ogni quando e di ogni dove, che predica e commette distruzione; si tratta di una fede per dire fiducia, in quella spinta, dell’uomo di ogni quando e di ogni dove, verso il rispetto, la crescita, la pace. E come ogni convinzione e ogni azione sono figlie di una cultura, ogni idea che guarda a un cambiamento di rotta non può che affondare in essa le proprie radici. Rivoluzione dal basso? Semplicistico. La cultura permea ogni tessuto e ognuno ne costituisce cellula attiva. Anche per questo non può che servirsi di essa un obiettivo volto a contrastare ogni forma di barbarie su questa Terra, nell’ottica che – malafede e follia escluse – spesso sia una profonda ignoranza a non permetterci di orientarci nella complessità che ci circonda, inciampando pericolosamente nella Storia.
Anche per questo – nel clima di terrore veicolato dalla cronaca nei giorni successivi all’attentato di Parigi del 14 novembre 2015 al Bataclan, attentato in cui rimase uccisa, tra gli altri, Valeria Solesin – il Gruppo CIAI (Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane), con il patrocinio della Casa editrice Prova d’Autore e la Rivista letteraria Lunarionuovo, ha deciso di bandire un Premio per contribuire a perpetuare la memoria della giovane ricercatrice italiana alla Sorbona, divenuta simbolo, e di tutte le vittime che il terrorismo ha fatto e, purtroppo, continua a fare; un Premio per opere saggistiche inedite, da rinnovarsi annualmente, nei settori disciplinari letterario, filosofico, storico, epistemologico, psicologico, sociologico, ambientalistico.
La Commissione giudicatrice di questo prima edizione del Premio – composta dai Soci del Gruppo CIAI: Presidente:Gaetano Cataldo (magistrato) componenti: Renata Governali Mario Grasso, Salvatore Scalia, Giulia Sottile, riunitasi il 26 / 04 / 016, in seduta pubblica, ha all’unanimità conferito il premio al notevole saggio epistemologico Come sopra così sotto, rimasto anonimo sino all’apertura delle buste. La scelta è stata determinata dall’ammirazione per il coraggio del suo Autore nell’inoltrarsi in ambiti del sapere che rappresentano ancora oggi, nonostante non siano affatto recenti i primi studi in materia, strada poco battuta (o piattaforma di speculazione da parte di ciarlatani profittatori). Come ogni altro ambito del sapere, è poi anche questo stato soggetto a fruizione superficiale con rischio di fraintendimenti e trasfigurazioni. Ma Paolo Anile non ha voluto soltanto andare a fondo, ha progettato un’architettura molto più complessa, in consonanza con la complessità oggetto di studio, che rende questo libro un’opera ambiziosa e di ampio respiro. La competenza con cui è stata realizzata, la ricchezza di documentazione, lo studio e l’accessibilità, inoltre, rappresentano altre qualità ad aver orientato la scelta conclusiva della Commissione.
“Tutto è Uno”, è stata la frase identificatoria dell’opera, a sintesi del suo intento, quello di un’Unificazione delle Conoscenze, sul cui senso è bene intendersi sin dall’inizio: Anile (e chi con lui) non mira a una simbiotica indifferenziazione tra i Saperi, bensì al ritrovamento di punti di congiunzione e di quel nucleo comune da cui ognuno ha avuto origine, per differenziazione (dunque separazione) senza cui risulterebbero inconoscibili. Sappiamo ormai che la mente umana ha bisogno di separare tanto quanto di unificare; separa per categorizzare il mondo e avere dunque accesso alla conoscenza. Non sappiamo sempre, però, che essa non dà contezza della realtà in sé, bensì di quella versione della realtà a cui la nostra coscienza è in grado di accedere, di quel modo che le è congeniale qui e ora o là e allora. Saremmo estremisti se dicessimo con Vaihinger che la verità è soltanto l’errore più utile, quindi prenderemo questa considerazione come un’ammissione di umiltà da parte della mente che si appresta a conoscere e diremo, alla maniera zen, che voler avere la piena conoscenza di un sistema è un po’ come per un occhio voler guardare se stesso (fu la pretesa positivista). E allora va bene, per la scienza, il suo costante approssimarsi; va bene, per ogni modello teorico, il suo essere metafora di un funzionamento. È certo che il positivismo, e tutti gli approcci che ancora oggi lo riflettono, parcellizzando, frammentando, ci restituiscono un sapere mutilato, parziale, le cui parti appaiono tra loro inconciliabili; a fronte di un olismo che riabilita ma non va generalizzato, rischiando la con-fusione – come magistralmente chiarisce Anile – annullando l’unicità di ogni apporto, facendo confluire l’uno nell’altro in una massa informe. L’andare in profondità in ciascun ambito dà la chiave per la decrittazione, trova le leggi comuni che rendono questo nostro benedetto e maledetto mondo un armonia. Fa dire a William James che noi Siamo come isole nel mare, separate in superficie ma connesse in profondità. Ripercorrendo ogni sapere, dall’alba dei tempi a oggi, è possibile osservare un continuo processo di separazione e unificazione: differenziare – e così “individuare” – la realtà per appropriarcene, e unire per sapere da cosa ci si separa, verso una crescente consapevolezza, verso la complessità. Il simbolo del Tao, il diagramma della realtà ultima, qui accorre in soccorso a rappresentare efficacemente le dinamiche che permeano ogni parte di un tutto, un tutto come una gestalt che non è mai la semplice somma delle sue parti, eppure esse non perdono la propria identità. Unire le Conoscenze non significa far confluire il bianco al nero per dar vita a un grigio, bensì preservare i colori, impermeabili e interdipendenti, cogliendo gli intrecci e le consonanze, la convivenza sopra lo stesso comune denominatore. Il Tao, metafora al pari di una teoria scientifica, rispecchia un funzionamento e riguarda spiritualità, relazioni interpersonali, vissuti, comportamenti, stili di vita, abitudini, scuola, lavoro, famiglia, personalità, emozioni, bisogni, valori.
Nell’epoca in cui tutto diviene sempre più frammentario, il sapere si sbriciola e al contempo si moltiplica, mostrando un mondo diviso, a pezzi, il progetto di Come sopra così sotto attua l’operazione contraria. Fornisce inoltre una chiave di lettura affascinante, oltre che al passo con le più recenti scoperte scientifiche, del mondo e dei fenomeni naturali (uomo compreso), servendosi di paradigmi che la scienza ortodossa fatica ancora ad accettare, radicata in assunti ottocenteschi che già da tempo hanno deluso intellettuali e scienziati avanguardisti. È un problema epistemologico. È una disputa i cui esiti potranno tenere ancora incollati o finalmente scollare gli “pseudo” e i “para” da svariate discipline e filoni di studio. Ponendosi sulla scia di ricerca già avviata da Albert Einstein, nutrendo le fila delle voci scomode, Paolo Anile si prefigge il secondo obiettivo. Ripercorrere il già detto apportando cambiamento, oltre che essere uno degli intenti dell’Autore, rappresenta una delle dialettiche fronteggiate in quest’opera, nella consapevolezza che, al livello sia macro che microscopico, è difficile gestire un cambiamento senza entrare in crisi. Ogni sistema, compreso quello scientifico, procede per adattamento graduale, tanto più quanto più esso è complesso. E concludiamo con le parole di John Stuart Mill, ammettendo che Se la geometria fosse in grado di turbare gli uomini, già da tempo sarebbe stata giudicata falsa.
Giulia Sottile