Luglio siciliano.
Nel chiuso prigionier-oggi ti attendo.
Albe vorrei radiose
quando allo sfumar di stelle
scatta il segreto comando
e all’unisono
cicale lanciano segnal d’amore
che dal cielo cancella
forte e sonoro proprio
il più bell’astro.
Alla dea ciprigna dedicato.
 
Segnale agli umani diviene
che al meriggio
libece porterà
arie roventi
come segno d’inferno
che le anime ottunde
e uomini chiude.
Come glaciale Don
russo l’inverno.
Scrivere-vivere diventa
nulla potendo opporre
al forte e naturale
mover della mano
lungo il foglio o tastiera.
 
Quando scienza e sofia
unisona voce
antichi sapienti comandava
certo riteneva che
di sola rugiada si nutrisse
il clamoroso insetto.
Per cui nel caldo giungeva
il canto disperato.
Nell’arida stagione
di nulla quasi certo
la cicala vive.
 
Quando ognuno sente
giunto il momento
di segnare appunto sappiamo
che nient’altro muove il tratto
sulla neve del foglio.
Solo fresca rugiada chiediamo
portando a scivolar lì
sogni e pensieri
che sgorgano dal cuore.
Come valanga.
                              Francesco Nicolosi Fazio