Riti ed ipocrisie della casta mondiale.

“Catanea (Catania) ove il sapere ha albergo!” Torquato Tasso, con questa frase incisa su lapide, fu straordinario profeta. Infatti in questi giorni i protagonisti del “G20 – Lavoro e Istruzione” hanno trovato a Catania ottimi alberghi, “dove il saper lor giunse a dimora” (anonimo terzo millennio). L’unico lato positivo di questo G20 è stato quello di far conoscere al mondo l’ospitalità catanese e lo splendido complesso dei “Benedettini”. Invece avevano ragione i giovani catanesi che hanno tentato di far sentire le loro perplessità: “Che senso ha questo G20 nella città che ha il record di lavoro nero e dispersione scolastica?”

Riguardo all’istruzione anche l’antica (1434) università catanese non mostra grandi performances, in particolare nelle speciali classifiche mondiali, ma soprattutto nell’inconfutabile microscopico numero di brevetti e valide pubblicazioni. Si vuole sperare che il nuovo rettore salvi una istituzione che, come acclarato dalla magistratura, è stata centro di nepotismi ed abusi.

In una città che lamenta quasi ventimila (20.000) disoccupati nella sola edilizia, bisogna ammirare il coraggio dei catanesi che mostrano al mondo intero il nulla che contraddistingue la classe dirigente cittadina, per quanto riguarda la progettualità, particolarmente per lavoro e cultura.

In quest’anno di ricorrenza, ci sentiamo vicini al sommo Dante: in un mondo di ipocrisie ed inutili riti, non ci resta che l’invettiva.

                                                                                  Francesco Nicolosi Fazio