L’avvocato milanese Fabiola Marsana, nostra apprezzata collaboratrice, ci incarica di far giungere a Sua eminenza attuale, signor Coronavirus la lettera che qui di seguito non esitiamo a pubblicare. Il tono di affabile approccio con cui l’avvocato Marsana si rivolge al killer che quasi nuovo fantasma s’aggira beffardo per l’Europa reduce da escursioni in Cina e con estemporanee incursioni di minaccia ecumenica, dimostra lo spirito conciliante che la professionista milanese intende stabilire con il nemico, quasi a volerlo blandire e adombrare mandanti che ne abbiano criminosamente armato il fiato e le mani. Noi pubblichiamo per intero la lettera della nostra stimata collaboratrice, anche perché ne condividiamo lo spirito indagatore e il coraggio con cui senza scendere a patti, chiede intanto chiarimenti. (Ludi Rector)
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Caro Corona Virus – o Covid 19, scegli Tu il nome che preferisci,
nei giorni in cui tutti parlano e scrivono di te, anch’io provo a raggiungerti, ma in via quasi confidenziale, auspicando che Tu me lo permetta, senza che ciò possa comportare eventuali ripercussioni sulla mia salute. Come ti è sicuramente noto, siamo in preda ad un allarmismo dilagante che ci preoccupa, ci disorienta. ScrivertTi mi consente probabilmente di ridimensionare la tua effettiva entità epidemiologica, di attenuare la paura che da diverse settimane oramai ci sta attanagliando. Caro Corona Virus, ci chiediamo se qualcuno abbia programmato tutto ciò, se si stia prendendo gioco di noi, strumentalizzando i nostri sentimenti, comunicando volutamente informazioni in maniera difforme e a volte quasi dilettantistica.
A questo punto, vorrei chiederti di rivelare il tuo vero volto, di smetterla di nasconderti dietro quella maschera di carnevale che quest’anno non ci hai neppure consentito di indossare.
Vorrei ricordarti che il carnevale è passato, quindi il tempo degli scherzi è finito!
Le strade e i mezzi pubblici a Milano sono quasi deserti e si avverte un anomalo silenzio. La cosiddetta zona rossa è isolata dal resto dell’Italia. Si respira un’aria di sospensione molto tesa.
Queste immagini inevitabilmente ci riportano a quelle pagine di manzoniana memoria in cui la peste ungeva le case e seminava morte e tristezza.
Forse a te verrà da sorridere e penserai che stiamo esagerando, che noi, poveri uomini, abbiamo ancora troppa paura della sofferenza e della morte.
Ma credimi l’ignoto fa paura, scatena reazioni inaspettate e rende molto vulnerabili.
Le scuole sono chiuse, si lavora per lo più da casa e anche i Tribunali, sedi della tutela dei diritti di tutti, iniziano a prendere le dovute precauzioni: si sospende, si rinvia!
I contagi aumentano, ma ci sono anche gli asintomatici che non sapranno mai di essere stati contagiati.
Dunque, adesso che si fa?
Nell’attesa di comprendere quali sono le Tue effettive intenzioni, ci isoliamo?
Sospendiamo le nostre fragili esistenze sine die?
Facciamo finta di essere in guerra per proteggerci da un ignoto invisibile virus?
Non voglio credere nelle Tue cattive intenzioni e, quindi, non posso fare altro che confidare nella Tua collaborazione.
Pertanto, considerato che sei un Virus del ventunesimo secolo, dotato sicuramente di efficaci strumenti digitali, auspico di ricevere in tempi celeri e congrui tue precise ed univoche indicazioni sul da farsi.
I miei più cordiali saluti
Un povero e fragile essere umano
Milano, 5 marzo 2020
Fabiola Marsana