Ai siciliani, a molti di noi maratoneti della pazienza, viene da pensare al cambiar tutto affinché tutto possa restare come era,  locuzione che ha contribuito  a rendere popolare il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma non era nuova: Federico De Roberto l’aveva scritta mezzo e passa secolo prima nel suo  I Vicerè . In realtà, ogni libro ha una sua fortuna, come ogni  epoca i suoi  momenti difficili da superare. Restando con i libri, ancora per una citazione  pertinente, chiamiamo a testimoniare il recente romanzo di Renata Governali, dal titolo luccicante di significati, Bolo. Qualcosa di troppo ingombrante, per poter essere inghiottito, il bolo, quando è alimentare. Poi quando la letteratura dei piani alti, come per il nostro caso, ci propone una narrazione  ricca di trovate e avvincente per descrizioni  e modulazioni espressive, intitolata, appunto, Bolo, in tempi come quello che attraversiamo, non sarà che divertente e rivendicativo il trovarvi la grandiosa metafora di una intensa aura epocale, in cui tutti ci troviamo a dover inghiottire boli che, ammesso si riesca a trangugiare, sarà poi più laborioso poter digerire. Insomma bolo anche, in questo caso come qualcosa che è stato difficile metabolizzare, o addirittura deglutire.

Ed è proprio la Letteratura con le sue lezioni di vita, specialmente quando sono condite  di ottimismo e salvifiche ironie, a rilanciare pazienza  e voglie di ridere. E poi le mutazioni, i cambi di stagione e il rinnovamento dei calendari, che sono eventi da aggiungere alle feste patronali  celebrate durante l’anno  in tutti i luoghi del lungo stivale e delle sue isole di contorno, le distrazioni cui ci inducono cronache di eventi, anche se non sempre giulivi, ma capaci comunque di distrarci dalla routine , anche quando ci fanno rabbrividire per un momento. Ma è la vita, che  continua.

2. Il Papa si è fatto interprete dell’informazione dell’ISTAT sulle disastrose previsioni di un futuro senza rinnovamento demografico adeguato a prospettare una società di giovani leve per il domani.  Gli scafisti continuano a fornire salme per il cimitero senza croci del Mediterraneo. Il presidente Mattarella continua con eleganza da baccaglio siciliano “Et de hoc satis”, ha salutato con garbo e lucida memoria e ha chiuso. Ma al de hoc satis il latinorum dei Renzi manzoniani  eterni  oggi di aggiunge  un perplesso Quid novi?  L’ex cavaliere Silvio Berlusconi si accinge a salire al Colle, forte dei trascorsi meriti bunga-bunga, che gli hanno  procurato fama universale. Mario Draghi, incatenato alla guida di un governo di sagge vespe, operose api e ronzanti calabroni neri, balbetta per dire che si sente il mitico Prometeo dell’epocale  peste-covid.  Matteo Salvini  non teme rivali nel poter continuare ad affermare: la politica è una gara,  chi ha più polvere spara:  e le spara grosse, sempre più grosse dei boli veterinari per gli italiani sbigottiti, ma spesso creduli  per congenita  ovinosia.  Matteo  Renzi, tessitore di ponti diplomatici con glI ayatollah, ponti  provvidenziali  per quanti, in un prossimo futuro di eventuali malaugurati disagi in patria italiana, si orienteranno  a chiedere asilo politico al Pakistan, una alternativa che rende tranquilli i meno abbienti  e quanti non possono permettersi  l’evasione attraverso lo Spazio, verso la Luna, Marte, e altre mete per miliardari.     

In questo clima, l’unica ancora che viene data per sicura è quella della barca nera, che i Fratelli d’Italia s’ingegnano a ricolorare con provvisorie quanto labili  vernici, per coprirne l’originario luttuoso, mascherarne la tenace resistenza alle intemperie;  Giorgia Meloni, che presiede l’operazione, si vede già intronata sulla gestatoria di Palazzo Chigi, beata lei, alleviata, quanto a responsabilità dalla presenza polivalente dell’intrattenitore Matteo Salvini. Finalmente la via consona per i ranocchi d’Italia smemorati, o inclini a rimuovere la lezione del  Re Travicello spiegata quella remota volta in versi da Giuseppe Giusti.

3. I lettori di questa divagazione diranno che ho scambiato la festa di Capo d’Anno per quella che si celebra il primo martedì dopo la Luna nuova di febbraio. ( Luna nuovo di febbraio il primo mercoledì sarà di Quaresima). Ma sarebbe una interpretazione augurale, in tal caso, perché auspice di clima carnevalesco, come l’attualità del nominare e adoperare mascherine, un diminutivo che si potrebbe ritenere aureolato di vezzeggiativo, in quanto significante della salvezza.

 Ed ecco il momento del bolo e del  riconoscere la difficoltà in cui viviamo. Riconoscerla fino a giustificarne la confusione e la protervia di renderlo ancor più greve con frequenze  che sarebbe meglio evitare.  Quanti dibattiti, quanti pareri! E tutti saggi. Ma perché non farne, da ciascun amplificatore, un ritaglio della torta quotidiana composta da tutta la cronaca ordinaria? Si guadagnerebbe in chiarezza, in questo perdurare di “tempi difficili”. Alleggerire il bolo, renderlo inghiottibile.  Forse un rimedio per moderare potrebbero offrirlo quanti sostengono le imprese delle informazioni  con la risorsa economica delle pubblicità: sospendere ordinazioni di pubblicità ai mass-media che dedicano spazi, quasi esclusivi, a dibattiti tra sapienti e saggi. Riportare la informazione alla sua consuetudine. Si otterrebbero meno malintesi, meno terrorismi , meno ansie  e meno diffusioni di scempiaggini enormi come boli veterinari. Le difficoltà del momento  non saranno sanate e vanificate dalle chiacchiere per dotte che esse siano. Anno Nuovo metodi nuovi, anche nei moduli delle informazioni di massa. Alleggerimento dei boli delle persuasioni occulte. È questo  il nostro  sincero Augurio di Buona Vita, Serenità e Benessere per il 2022.

Mario Grasso