La rinascita dei boschi (e consuetudini) secolari.
Napoleone fu per Mussolini un idolo ed esempio. Un criterio napoleonico, seguito da Benito, porta conseguenze ancora oggi. All’ambiente. Difatti Mussolini riempì con grandi quantità di pini (marittimi e domestici), le aree libere delle città o quelle da rimboschire. Quasi tutte le pinete, che oggi sono oggetto dell’attenzione degli incendiari (non esistono i piromani!), sono un lascito monoco(u)lturale del ventennio. A questo problema si aggiunge quello della pericolosità dei Pini quasi secolari, che concludono in questi anni il loro ciclo vitale. In questo brutto primato (con morti, feriti e danni) l’Urbe ottiene una non invidiabile prima posizione. In tutta Italia si cerca di rimediare al problema non trascurabile. A Torre del Lago, mediante la sostituzione delle conifere con varie essenze autoctone (i pini li importarono i romani). A Nicolosi, sull’Etna, con l’abbattimento e i divieti. A Roma si prevede l’utilizzo di decine di specialisti soltanto per monitorare lo stato di salute dei milioni di pini che, per motivi anagrafici, vanno verso il vero e proprio “decadimento”.
Il vantaggio “politico” dei pini ha determinato la loro invasione in Italia. Un pino, in meno di dieci anni, si fa splendidamente notare, gratificando il politico. Mussolini, grazie al ventennio, riuscì a godersi le sue pinete. Ma per l’ambiente bisogna programmare per le generazioni future, nei secoli a venire. A volte si è sdradicata la quercia secolare (lentissima nella crescita) per contentare le miopi ambizioni degli ominicchi al potere. Ma basti solo la considerazione che esistono splendide querce secolari (di oltre 400 anni!), mentre non esiste nessun pino di età superiore al secolo. Oltre alla straordinaria longevità, la quercia ha una grande resistenza la fuoco, motivo per cui non è obbiettivo degli incendiari, spesso mafiosi, che preferiscono i pini resinosi, vere torce naturali. La rinascita ambientale, particolarmente quella etnea, deve riprendere, oltre alle tipologie antiche, anche le consuetudini antiche: agire pensando ai figli, ma soprattutto ai nipoti.
Francesco Nicolosi Fazio