Oggi, ad un mese della scomparsa del prof. Mario Grasso (l’ho sempre chiamato così fino a quando amichevolmente non mi ha chiesto di chiamarlo semplicemente Mario), voglio ricordarne alcune circostanze e momenti che per me rappresenteranno sempre passaggi fondamentali e indimenticabili della mia esistenza.
Quando timidamente e con timore reverenziale ho inviato la mia prima mail al prof. Mario Grasso per sottoporre alla sua valutazione i miei scritti, non credevo minimamente che mi avrebbe consentito di realizzare un sogno. Ma, è proprio vero, per i sogni ambiziosi e belli bisogna saper attendere di incontrare le persone giuste, “quelle che ti sanno apprezzare”, così mi diceva spesso il mio caro maestro di musica, Salvatore Ragusa, quando avevo i miei timidi 13 anni. Questo augurio è stato fra i più belli che ho ricevuto nella mia vita, ma ne ho compreso pienamente il significato soltanto con il passare degli anni, diventando adulta e sperimentando il valore delle persone che ho incontrato e che mi hanno accompagnata nel cammino, spesso tortuoso e complicato che è la vita.
“L’incontro” con il prof. Mario Grasso, dapprima soltanto epistolare e telefonico, è stato fin da subito entusiasmante e motivante, ha illuminato il mio vivere come un faro che instancabilmente effonde la sua luce per evitare che qualcuno in mezzo al mare possa smarrire la direzione , la rotta. Quella sua forza mi ha davvero travolta in un’avventura che mai avrei pensato di riuscire a riscoprire , la mia primaria passione fin dall’infanzia: la scrittura, probabilmente seppellita da qualche forza avversa e offuscata dai formalismi e dai tecnicismi del diritto , spesso troppo ingombranti per gli animi creativi.
Fin da subito sono stata lusingata da quello che mi aveva detto e anche delle critiche che mi aveva mosso
verso alcune forme da me utilizzate nello scrivere “poesia”. Mi ha offerto una grande possibilità e ha rappresentato per me un maestro, quello che da anni forse inconsciamente cercavo nelle mie letture e nel mio immaginario ideale. Ero desiderosa di imparare, di chiedere , di sapere e consapevole che la vita, incontrando Mario Grasso, mi stava dando una grande opportunità.
Soltanto una volta, in occasione di uno dei nostri primi incontri, mi sono permessa di dirgli che non sapevo se sarei stata all’altezza della situazione, ma lui mi rispose con la sua inconfondibile ironia , connotata allo stesso tempo da austerità che non dovevo avere dubbi sul fatto che sarei stata assolutamente all’altezza! Anche il contesto in cui me lo disse, ha contribuito a rendere quell’incontro speciale, indimenticabile e carico di significato . Eravamo ad Aci Trezza, i faraglioni si stagliavano in mezzo al mare scuro per il fondale lavico e
la forza dell’Etna promanava a distanza, e lui ne era tangibile testimonianza.
In piena pandemia con il suo instancabile ottimismo, ci coinvolgeva in progetti editoriali geniali e ambiziosi. Io mi chiedevo sempre dove trovava tutto quell’entusiasmo e quella voglia di fare e cercavo di dimostrargli tutta la mia gratitudine, aderendovi con impegno. Lui non amava molto i ringraziamenti , come tutti gli artisti era piuttosto schivo.
Ripensavo ad un episodio che mi fa sorridere, anzi ci fa sorridere, perché lo ricordiamo con mio marito: il
prof Grasso gli conferì una medaglia al valore virtuale (per e- mail) per avermi condotta, dopo le prime aperture post pandemia, sul lago di Como per realizzare un video della lettura del mio contributo all’opera Col dire poesia, edita nel 2020 in omaggio a Dante da Prova D’Autore.
MI ha dato l’opportunità di scrivere sulla sua illustre e storica rivista Lunarionuovo, ed io ne sono stata fin da subito lusingata, onorata. Poi mi ha proposto delle collaborazioni per alcune opere e, dopo circa un anno, è arrivata anche la pubblicazione del mio primo libro in prosa con la sua prefazione che mi ha lasciata senza parole, un grande dono che ha fatto vibrare le corde più intime della mia anima.
Anche la sua casa è stata aperta a me e alla mia famiglia e, diverse volte, ci ha accolti affettuosamente insieme a Nives, moglie instancabile e paziente e sempre a lui vicino anche nell’attività editoriale.
Il “firma copie” del mio libro non lo dimenticherò: in piena pandemia, avevamo le mascherine e timore che il Covid potesse insinuarsi tra di noi, ma la letteratura e la gioia hanno avuto la meglio lì, così come in altre successive occasioni.
La sua presenza virtuale on line e fisica a Butera in occasione delle presentazioni del mio libro sono stati momenti bellissimi, di cui serberò sempre un prezioso ricordo.


È stato molto emozionante l’ incontro del gruppo C.I.A.I. del 2021, che lui ha voluto dedicare a Dante. Essere lì quel pomeriggio di inizio giugno per me è stato davvero un momento di indescrivibile valore letterario. L’Etna era presente in piena attività eruttiva e accompagnava la lettura di quei versi che, con la timbrica decisa e l’espressività di Laura Giordano, rimbombavano per tutta Catania, unitamente alle parole del prof. Mario Grasso.
L’ultima volta che ho avuto il piacere di incontrarlo è stato a marzo scorso. Era scoppiata la guerra in Ucraina da neanche un mese ed è stato spontaneo rivolgergli alcune domande sulle sue sensazioni , memore della sua permanenza a Kiev negli anni ’80 e della traduzione dell’antologia di opere di Taras Ševčenko con 76 tavole fuori testo), grazie alla quale gli è stato conferito il premio interazionale Franko a Kiev. Dopo alcune brevi risposte, ha chiesto alla moglie di prendere la copia dell’Antologia di opere e mi ha invitata a leggere “Testamento”, quella poesia dai toni drammatici, di estrema attualità. È stato molto toccante e commovente leggere quei versi e da lì ho sentito come un’ intima esigenza, ma allo stesso tempo, quasi come un dovere intellettuale, dover dare il meritato rilevo a quell’opera nell’attuale tragico contesto storico. Quindi, gli ho chiesto se fosse stato disposto a concedermi un‘intervista che avrebbe avuto ad oggetto quella sua opera di traduzione. Con mio stupore la richiesta è stata subito accolta, ma ad una condizione: la previa e attenta lettura da parte mia dell’Antologia di Sevcenko, e così è stato.
Mario Grasso lascia un grande vuoto e senso di smarrimento nell’esistenza di chiunque lo abbia conosciuto; poiché non era soltanto un raffinato ed eclettico intellettuale, ma anche un uomo di elevata sensibilità e di grande generosità.
Mario Grasso non perdeva mai un attimo. Aveva tanto da fare, innumerevoli impegni da portare avanti, sempre sorretto da ottimismo e determinazione.
Avanti, coraggio… è una sua esortazione che torna quasi a stordirmi, a svegliarmi da quel torpore che sembra aver invaso le giornate per un’assenza che ancora non riesco bene a comprendere. Noi però non possiamo fare altro che essergli grati, riconoscenti per le sue opere , per tutto ciò che ci ha generosamente trasmesso e donato, attraverso il nostro continuo impegno di scrittura attenta, sagace e
acuta, come lui ci ha insegnato.

Fabiola Marsana
Milano, 3 novembre 2022

 

(foto 1: Nives Levan, Giulia L. Sottile, Mario Grasso, Fabiola Marsana e la madre Graziosa Vitali;
foto 2: presentazione di Il gelsomino notturno, Butera, da sinistra: Margherita Calaciura, Mario Grasso, Nives Levan, Fabiola Marsana, Maurizio Cairone, Giulia L. Sottile, Emanuele Fiore, Maristella Marsana).