Gentili lettrici e lettori di Ebdomadario, chissà quante volte avete sentito parlare di fondi di padelle. Lo dico anche perché forte di una consapevolezza che mi fa distinguere la differenza che corre (ma non si affanna per arrivare prima come capita quando si riconosce che correvano (gli anni) e tutti s’ingegnavano a star loro dietro, col rischio di dover respirare momenti di arie pesanti da digestioni, perché un anno se ne porta di arie pesanti nel proprio stomaco) tra un fondo di bicchiere, poniamo e quello qui prima evocato. Chiunque che abbia – almeno – compiuto i sessant’anni ricorderà più facilmente la strofe di una canzonetta che svelava i fondi di bicchiere come ricettacolo di cuori innamorati: “nel fondo del bicchier che c’è? / c’è questo mio cuore e l’amore per te…” e via di questo dare a intendere folaghe e fenicotteri in volo tra fondi di bicchiere, ciotole, cielo e paludi. E questo per non dire oltre, sui fondi di bicchiere e sul correre degli anni. E le padelle? Infatti anche ogni padella ha il suo fondo anche se pocofondo, controllabile a vista d’occhio e manico di forchetta, o cucchiaio. Ogni padella.

     Ora mettete nel conto della bizzarria linguistica quando ci fa ricorrere al verbo padellare per definire chi ha sparato da pivello che non sa ancora prender la mira. Insomma tra mira di cacciatore esordiente e padella qualche rapporto si può, intanto, affermare che c’è. La controprova l’ha codificata uno scrittore emergente tra metà e fine del secolo scorso, quando ha scritto nel suo romanzo vincitore del Premio Strega di un’annata che non dico per non svelare il nome dell’Autore, “Il colmo per un cacciatore di lunga carriera è quello di padellare una beccaccia”. Ed è a questo punto che le gentili lettrici e pazienti lettori delle bizzarre note che spasseggiano nello spazio di Ebdomadario, si diranno a mezza lingua che in questa vita tra fondi, colmi e anni che corrono col fiato degli inseguitori alle calcagna e alle chiappe, (con riverenza parlando), si finisce con il capire che non c’è nulla da capire. L’ultimo grido del fondo della padella, e si sceglie l’esempio, in omaggio al romanzo di cui sopra abbiamo citato la frase sul colmo del cacciatore, l’ultimo grido di un colmo (o fondo di padella) è quello del premio Strega Mixologi 2018 (72esima edizione) al palermitano maestro del cocktail Gianluca Di Giorgio. Non resta che scegliere tra il valore letterario da attribuire alle opere dei finalisti romanzieri e ai due significanti: quello del fondo o quello del colmo per il cocktail party che sarà servito dal geniale Gianluca Di Giorgio. Chissà cosa avrebbe scelto la compianta Maria Bellonci, da antica “Vipera gentile”.

Mario Grasso