1. L’estate è il periodo classico per parlare di gialli ed è anche per questo che intervengo, ancora una volta, sul “giallo nordico”, affrontando un tema atipico, che è rappresentato dalle opere narrative di Jo Nesbø e dalla sua collocazione nel più ampio scenario del noir di matrice scandinava.

Prima di affrontare questo tema, volevo anche ringraziare Mario Grasso, perché è grazie alle conversazioni che intrattengo abitualmente con lui su libri da leggere e libri da evitare, che mi è venuto in mente di intervenire ancora sul “giallo nordico”, occupandomi di Jo Nesbø, che occorre dirlo subito, rappresenta un Autore atipico rispetto al panorama del noir scandinavo.

Questa atipicità mi ha sempre indotto a ritenere Jo Nesbø una sorta di variante eccentrica del “giallo nordico”, pur collocandosi questo Autore norvegese al vertice di questo filone letterario, unitamente a Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell.

Ho, invero, affrontato che il tema dei “gialli nordici”, dei suoi padri nobili e dei suoi epigoni in diverse sedi letterarie – ad esempio su Libreriamo o su Lunarionuovo – e mi ero sempre ripromesso di affrontare il tema della collocazione narrativa di Jo Nesbø; però mi sono sempre frenato, perché le caratteristiche di questo straordinario Autore norvegese non ne consentono un agevole inserimento nel contesto del “giallo nordico”, i cui punti di riferimento apicale sono certamente rappresentati da Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell, dalle cui opere il percorso narrativo di Jo Nesbø si differenzia profondamente.

Dai memorabili romanzi di questi Autori, infatti, le opere letterarie di Jo Nesbø si differenziano profondamente, sia per lo stile, di cui ci occuperemo più avanti, che lo caratterizzano, sia per sia per le tematiche che affrontano. Sotto questo secondo profilo, occorre tenere conto del fatto che i romanzi di Jo Nesbø non costituiscono – nemmeno indirettamente – il pretesto per una riflessione sulla crisi del welfare state scandinavo, vista dal punto di vista del crimine indagato, portata avanti da Per Walöö, Maj Siöwall e Henning Mankell con lo strumento narrativo del noir.

 

  1. In questa doverosa cornice, cominciamo con l’osservare che è un dato editoriale ormai consolidato presso l’opinione pubblica che, da almeno un ventennio, i “gialli nordici” costituiscono un fenomeno letterario che, oltrepassati i confini del mondo scandinavo, hanno finito per assumere delle connotazioni assolutamente originali rispetto alla giallistica tradizionale di derivazione anglosassone. Questo successo ha posto ai lettori sempre più numerosi una serie di quesiti rimasti inevasi, attesa l’attenzione inadeguata che i critici letterari, anche quelli più attenti alle novità editoriali, passeggere o meno che siano, rivolgono ai fenomeni culturali legati ai successi di vendita.

Come ho già detto in altre occasioni, a mio giudizio, l’esplosione editoriale dei “gialli nordici” deve farsi risalire alla pubblicazione, nel 2002, presso la Casa editrice Marsilio di Venezia de I cani di Riga (Handarna i Riga, 1992) di Henning Mankell, che ha dato origine a un fenomeno letterario di proporzioni mondiali inaspettate, testimoniato dai milioni di libri che, sull’onda fortunata della sua serie narrativa incentrata sulla figura del commissario Kurt Wallander, i romanzi appartenenti a questo filone giallistico hanno venduto in tutto il mondo.

Henning Mankell, recentemente deceduto, meriterebbe una riflessione critica autonoma, attesa la straordinarietà di questa figura intellettuale, tra l’altro genero di Ingmar Bergman e uomo di teatro tra i più conosciuti del mondo scandinavo, proprio come il suocero, anche per il suo impegno politico terzomondista.

Il successo di Henning Mankell, al contempo, ha comportato la riscoperta dei veri padri nobili del “giallo nordico”, rappresentati da Per Walöö e Maj Siöwall, che sono i precursori di questo fenomeno narrativo, che, diciamolo subito, per evitare equivoci di sorta, appartiene al genere giallo-poliziesco. I “gialli nordici”, infatti, si sviluppano attorno a un’indagine su uno o più omicidi e sono ambientati, invariabilmente, in un Paese scandinavo: principalmente la Svezia, ma anche la Danimarca e la Norvegia; da ultimo, l’esplosione di questo fenomeno letterario ha portato alla scoperta di opere che possono essere inserite in questo contesto, ambientate in Finlandia e in Islanda.

La definizione di “gialli nordici”, a mio giudizio, coglie i due profili fondamentali di queste opere narrative, che, nel mio piccolo, ho cercato di mettere in risalto.

Il primo di questi caratteri, certamente riscontrabile nelle opere di Jo Nesbø, è rappresentato dalla trama noir attraverso la quale si sviluppano questi racconti, che presuppongono un omicidio, un assassino e un investigatore che cerca di individuare il colpevole, attraverso un’indagine più o meno serrata; certamente serrata nel caso delle indagini condotte dal commissario Harry Hole.

Il secondo di questi caratteri è costituito dall’ambientazione geografica, per l’appunto nordica o meglio scandinava, nella quale le attività investigative di cui abbiamo detto si dipanano nel corso dei romanzi.

Anche questo seconda caratteristica, per così dire comune, è presente nelle opere narrative di Jo Nesbø, che generalmente, con le precisazioni di cui si dirà più avanti, sono ambientati a Oslo. Occorre aggiungere che questo secondo aspetto, non sempre determinante nei gialli di ispirazione tradizionale, assume il ruolo di vero e proprio deuteragonista dei nostri romanzi, costituendo lo spunto per riflessioni narrative mai ancorate alla sola ricerca del colpevole da parte dell’investigatore di turno, connotando di un’atmosfera coessenziale al racconto la struttura narrativa di tali opere noir.

Il “giallo nordico”, quindi, si caratterizza per la sua ambientazione geografica scandinava e per la bellezza degli scenari dei suoi racconti, sostanzialmente sconosciuti ai lettori italiani. Basti pensare al ciclo “Romanzo di un crimine” di Per Walöö e Maj Siöwall, ambientata in una Stoccolma mitica, che è quella degli anni Settanta; alla saga del commissario Kurt Wallander, ideata da Henning Mankell, che è ambientata a Ystad, nella Scania, la parte meridionale della Svezia; agli squarci metropolitani ineguagliabili di Oslo dei romanzi di Jo Nesbø, che rendono, a tutti gli effetti, grazie al nostro Autore, la capitale norvegese una delle città d’elezione del “giallo nordico”.

La fortuna del “giallo nordico”, dunque, oltre che alla bravura degli Autori che lo rappresentano e alla grandezza letteraria dei suoi padri nobili, discende dal possedere delle peculiarità narrative che lo differenziano dal genere noir di ispirazione tradizionale, di matrice prevalentemente anglosassone. Nel nostro Paese, il merito di tale scoperta letteraria è da attribuire alla Casa editrice Marsilio di Venezia, il cui storico direttore editoriale – Cesare De Michelis, da poco scomparso – ha imposto dall’attenzione internazionale Henning Mankell, dando origine a un fenomeno letterario, per dimensioni, senza precedenti.

 

  1. In questa cornice letteraria si inseriscono le opere narrative di Jo Nesbø, che nasce a Oslo nel 1960 e che si avvicina al mondo narrativo, ultratrentenne, dopo un periodo di formazione particolarmente intenso e variegato.

Basti pensare che, prima di cimentarsi con la scrittura, Jo Nesbø è stato un promettente calciatore, giocando a calcio con la squadra del Molde e vincendo un importante torneo giovanile norvegese; ha lavorato come giornalista free-lance; ha fatto il broker in borsa; ha suonato, in parallelo alle esperienze lavorative che si sono richiamate, con un complesso rock norvegese, denominato Di Erre, con cui ha pubblicato diversi dischi, prima di cimentarsi, a partire dal 2011, come solista, pubblicando il disco intitolato Karusellmusikk.

Sulla scena letteraria norvegese, comunque, Jo Nesbø ha esordito con il romanzo giallo Il Pipistrello (Flaggermusmannen, 1997), pubblicato in Italia nel 2014, che ha riscosso un immediato successo in Norvegia, scalando le classifiche in pochissimo tempo e vincendo il Glass Key Award per il miglior romanzo giallo norvegese nel 1998. A questo primo premio ne sono seguiti diversi altri, conseguenti al successo planetario che la saga romanzesca incentrata sul commissario della Squadra omicidi di Oslo Harry Hole ha riscosso nell’ultimo ventennio.

Prima di affrontare in dettaglio la saga narrativa di Harry Hole, che costituisce l’oggetto di questo intervento, occorre precisare che Jo Nesbø, oltre che con questo ciclo romanzesco, si è cimentato con altre opere narrative, di cui si darà sinteticamente conto.

Cominciamo, allora, con l’osservare che la saga romanzesca incentrata sulla figura del commissario della Squadra omicidi di Oslo Harry Hole si sviluppa lungo undici romanzi.

Si tratta, seguendo l’ordine di pubblicazione editoriale delle versioni originali, del già menzionato Il Pipistrello (Flaggermusmannen, 1997), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2014; di Scarafaggi (Kakerlakkene, 1998), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2014; di Il pettirosso (Rødstrupe, 2000), pubblicato in Italia da Piemme nel 2006; di Nemesi (Sorgenfri, 2002) pubblicato in Italia da Piemme nel 2007; di La stella del diavolo (Marekors, 2003), pubblicato in Italia da Piemme nel 2007; di La ragazza senza volto (Frelseren, 2005), pubblicato in Italia da Piemme nel 2009; di L’uomo di neve (Snømannen, 2007), pubblicato in Italia da Piemme nel 2009; di Il leopardo (Panserhjerte, 2009), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2011; di Lo spettro (Gjenferd, 2011), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2012; di Polizia (Politi, 2013), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2013; di Sete (Tørst, 2017), pubblicato in Italia da Einaudi nel 2017.

Jo Nesbø, inoltre, ha pubblicato una serie di opere narrative per ragazzi, incentrate sulla figura del dottor Prottor, che si sviluppa lungo quattro romanzi.

Si tratta, seguendo l’ordine di pubblicazione editoriale delle versioni originali, di Il dottor Prottor e la superpolvere per petonauti (Doktor Proktors prompepulver, 2007), pubblicato da Salani nel 2009; Il dottor Prottor e la vasca del tempo (Doktor Proktors tidsbadekaret, 2008), pubblicato da Salani nel 2010; Il dottor Prottor e la distruzione del mondo (Doktor Proktor og verdens undergang, 2010), pubblicato da Salani nel 2012; Il dottor Prottor e il grande furto d’oro, (Doktor Proktor og det store gullrøveriet, 2012), pubblicato da Salani nel 2013.

La Casa editrice Einaudi ha anche pubblicato i due romanzi che Jo Nesbø ha dedicato alla serie de Il Pescatore, intitolati Sangue e neve (Blod på snø, 2015), pubblicato nel 2015; e Sole di mezzanotte (Mere blod, 2015), pubblicato nel 2016.

Infine, risultano editi in Italia anche il romanzo Il cacciatore di teste, (Hodejegerne, 2008), pubblicato da Einaudi nel 2013; il romanzo Il confessore (Sønner, 2014), pubblicato da Einaudi nel 2013; il romanzo Macbeth (Macbeth, 2018), pubblicato da Rizzoli nel 2018.

Come si può vedere, si tratta di una vasta produzione, che dà conto dello spessore narrativo di Jo Nesbø, di cui i romanzi incentrati sulla figura del commissario Harry Hole costituiscono il punto più alto – e di maggiore successo editoriale – dell’attività letteraria di questo Autore norvegese, imponendo una trattazione autonoma, sia pure nei limiti contenuti di questo divertissement estivo.

  1. Per comprendere le ragioni del successo letterario di Jo Nesbø, dunque, ci dobbiamo concentrarci sul ciclo narrativo incentrato sulla figura del commissario Harry Hole.

Ma chi è Harry Hole?

La figura di questo atipico investigatore norvegese emerge nel corso degli undici romanzi che compongono la sua corposa saga narrativa, che tracciano il profilo di un poliziotto con problemi di alcolismo, dai modi diretti e dai metodi investigativi poco ortodossi, ma straordinariamente efficaci. Queste ultime caratteristiche lo fanno spiccare positivamente rispetto ai suoi colleghi della Squadra Omicidi della Polizia di Oslo, rispetto ai quali riesce ad eccellere grazie al suo grande acume investigativo e al suo spiccato senso della giustizia.

Come si è detto, una delle caratteristiche fondamentali di Harry Hole è quella dei suoi problemi di alcolismo, che si accentua quando inizia a bere il whisky Jim Beam, da lui stesso definito, nel corso dell’intera saga, come il suo “veleno”.

L’alcolismo di Harry Hole, che è una delle caratteristiche di questo investigatore norvegese, lo accomuna ai protagonisti dell’hard boiled statunitense – più Sam Spade che Philip Marlowe – anche se occorre dire che il consolidamento del suo rapporto sentimentale con Rakel Fauke, che ha inizio ne Il pettirosso (Rødstrupe, 2000) e che sposerà nel corso della saga, attenuerà la passione smodata del nostro protagonista per il whisky, che è sostanzialmente risolto nell’ultimo capitolo della saga, intitolato Sete (Tørst, 2017).

La matrice hard boiled del ciclo narrativo incentrato su Harry Hole, che trae diretta ispirazione dalle opere di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, è evidente dalle caratteristiche somatiche del nostro protagonista romanzesco. Jo Nesbø, infatti, si sofferma minuziosamente sulle caratteristiche di Harry Hole, precisando, nel corso dei romanzi del ciclo in questione, che il nostro investigatore è biondo, alto 1.93 centimetri e fisicamente possente.

La fisicità di Harry Hole, tra l’altro, emerge sempre più marcatamente nel corso della saga, atteso che, romanzo dopo romanzo, quasi come in un percorso catartico, l’investigatore norvegese subisce gravissime ferite, che ne deturpano il corpo, lasciando le loro visibili tracce anche sul viso del protagonista, che risulta segnato da una lunga cicatrice causatagli da un suo avversario in una delle ultime vicende poliziesche del ciclo. Questa fisicità, al contempo, lo allontana dai protagonisti dei “gialli nordici” classici – come il Kurt Wallander di Henning Mankell e il Martin Beck di Per Walöö e Maj Siöwall, solo per citare i personaggi narrativi più famosi – che sono espressione del giallo deduttivo e sono poco propensi all’azione, risultando accomunati a un’altra indimenticabile figura del noir novecentesco: Jules Maigret.

Nel corso della saga, veniamo a conoscenza anche di altre caratteristiche personali di Harry Hole, che ne accentuano la connotazione di eroe segnato dalla vita, ancora una volta in linea con i protagonisti dell’hard boiled statunitense della prima metà del secolo scorso. Jo Nesbø, infatti, arricchisce la storia personale del nostro protagonista, fornendoci alcuni particolari dolorosi della sua vita privata; veniamo così a sapere che l’amata madre, di origine Sami, è morta di cancro quando lui era ancora un adolescente e che ha una sorella minore, Søs, alla quale è molto legato, che è affetta dalla sindrome di Down.

Il vissuto doloroso di Harry Hole, del resto, è presente anche nella sua compagna, Rakel Fauke, il cui padre è l’avversario del nostro protagonista nel romanzo più acclamato della serie Il pettirosso (Rødstrupe, 2000) e il cui figlio, Oleg, nasce da una tormentata relazione della stessa Rakel – un alto dirigente del ministero degli interni norvegese – con un esponente della nuova borghesia russa, conosciuto durante un suo soggiorno professionale in Russia. Di Oleg, inoltre, Harry Hole, a partire da Il pettirosso (Rødstrupe, 2000), si fa carico come un padre, salvandolo dai suoi conflitti personali e dai suoi tormenti interiori, che esplodono nel romanzo Lo spettro (Gjenferd, 2011).

 

  1. Non è semplice ricostruire i vari passaggi della saga narrativa di Harry Hole, che si compone di migliaia di pagine; ma ci tentiamo lo stesso, limitandoci a segnalare i passaggi narrativi del ciclo romanzesco in esame, con tutti i rischi di parzialità del caso.

Occorre premettere, in proposito, che i primi due libri della serie di Harry Hole, ovvero Il Pipistrello (Flaggermusmannen, 1997) e Scarafaggi (Kakerlakkene, 1998) sono stati pubblicati da Einaudi solo nel 2014 e 2015, con la conseguenza che quanti si avvicinano per la prima volta a questo ciclo narrativo possono prendere le mosse proprio da questi due iniziali opere, che consentiranno al lettore di seguire cronologicamente le vicende del nostro protagonista noir fin dal suo esordio.

E’ importante, del resto, partire da Il Pipistrello (Flaggermusmannen, 1997), perché è proprio questo romanzo che, grazie al suo inaspettato successo editoriale, ha aperto la strada alla carriera di scrittore di Jo Nesbø e al ciclo narrativo di Harry Hole, che, grazie a quest’opera, è diventato uno degli Autori di punta del “giallo nordico”.

Fatta questa premessa, deve evidenziarsi che il più acclamato dei romanzi della serie incentrata sul commissario Harry Hole è il terzo episodio del ciclo narrativo, intitolato Il pettirosso (Rødstrupe, 2000), pubblicato in Italia da Piemme nel 2006, che viene ritenuto il migliore romanzo poliziesco norvegese di sempre.

Nel paragrafo precedente abbiamo accennato al fatto che in questo romanzo si verificano alcuni degli episodi cruciali per la vita privata di Harry Hole e per la costruzione del suo personaggio; a tali richiami occorre aggiungere alcuni particolari descrittivi, che ci consentono di comprendere la ricchezza della trama di quest’opera narrativa.

Occorre evidenziare anzitutto che la trama narrativa de Il pettirosso (Rødstrupe, 2000) trae origine dalla visita diplomatica dell’ex presidente statunitense Bill Clinton in Norvegia, rispetto alla quale, Harry Hole, suo malgrado, ricopre un ruolo fondamentale.

Da questo spunto investigativo iniziale si dipanano le indagini di Harry Hole, al quale viene assegnato il compito di fare luce sulle ramificazioni delle attività neonaziste in Norvegia. Durante queste indagini il nostro protagonista si troverà ad affrontare un caso particolarmente complesso, che affonda le sue radici narrative nei campi di battaglia del fronte orientale durante la seconda guerra mondiale, al quale i soggetti che affollano la sua inchiesta avevano preso parte, quali componenti del contingente nazista composto da norvegesi.

Per descrivere questi complessi scenari, storici e politici, la trama de Il pettirosso (Rødstrupe, 2000) compie salti spazio-temporali continui tra la Oslo del 1999 e la seconda guerra mondiale, descrivendo alcuni episodi topici di tale conflitto bellico, tra cui l’assedio di Leningrado e il bombardamento di Amburgo da parte delle forze alleate, da cui traggono origine le indagini di Harry Hole.

L’ultimo episodio del ciclo narrativo incentrato sulla figura di Harry Hole, invece, è rappresentato dal romanzo Sete (Tørst, 2017), che è stato pubblicato in Italia da Einaudi nel 2017.

In quest’ultimo episodio della saga narrativa Harry Hole, dopo le traversie dei romanzi precedenti, sposatosi con Rakel Fauke e disintossicatosi dall’alcolismo, ha lasciato il servizio attivo presso la Squadra omicidi della Polizia di Oslo, per insegnare alla scuola di formazione del personale di polizia.

Harry Hole, però, viene richiamato in servizio, in virtù dei suoi pregressi, straordinari, successi investigativi, per indagare su alcuni omicidi, collegati al sito di incontri Tinder e accomunati dal fatto che le vittime avevano accettato degli appuntamenti al buio su tale sito erano state uccise, dopo essere state dissanguate, a causa dei morsi inflitti loro da una dentiera di ferro tagliente.

Inutile dire che all’esito delle complesse indagini che si dipanano lunga una trama narrativa straordinariamente avvincente e ricca di colpi di scena Harry Hole viene a capo di questi efferati omicidi, individuando il colpevole di tali casi di “vampirismo” e il movente che vi era sotteso.

Resta soltanto da dire che, al momento, è stato trasposto sul grande schermo un unico romanzo L’uomo di neve (Snømannen, 2007), pubblicato in Italia da Piemme nel 2009, in un film diretto da Tomas Alfredson, in cui il ruolo di Harry Hole è interpretato dall’attore statunitense Michael Fassbinder. Al film hanno preso parte anche altri importanti attori dello star system, come Val Kilmer, Chloè Svigny e Charlotte Gainsbourg, che interpreta la parte di Rakel Fauke, allora compagna e successivamente moglie di Harry Hole.

 

  1. Consiglio, infine, a quanti non lo abbiano ancora fatto di intraprendere la lettura dei bellissimi romanzi di Jo Nesbø, incentrati sulla figura di Harry Hole, accostandosi al suo mondo narrativo, che li aiuterà a comprendere le ragioni del successo dei “gialli nordici”, di cui il ciclo narrativo che si è passato in rassegna costituisce un esempio letterario davvero mirabile.

Alessandro Centonze